Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750/265

Anno 265

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Anno di Cristo CCLXV. Indizione XIII.
DIONISIO papa 7.
GALLIENO imperadore 13.
Consoli

PUBLIO LICINIO VALERIANO per la seconda volta e LUCIO CESONIO LUCILIO MACRO RUFINIANO.

Il primo console, cioè Valeriano, comunemente vien creduto il fratello di Gallieno Augusto, con opinione ch’egli nell’anno 259 fosse stato console sostituito. Tempo è ormai di parlare di Odenato, il cui nome si rendè ben celebre per le imprese da lui fatte in servigio dell’imperio romano in Oriente. Egli2381 era nato in2382 Palmira, città nobile della Fenicia, non lungi dall’Eufrate, delle cui rovine ed antichità han rapportato molte notizie in questi ultimi tempi i viaggiatori inglesi. Ch’egli fosse solamente cittadino e decurione in quella città, lo scrive Eusebio2383. Ciò vien [p. 921 modifica]anche confermato da Zosimo2384, il quale nondimeno aggiunge aver egli avuto delle milizie proprie: il che sembra indicare ch’egli fosse uno dei principi dei Saraceni abitanti verso l’Eufrate e collegati dei Romani, siccome ancora fu di parere Procopio2385. Fece Dio nascere in questi tempi un uomo tale per umiliar l’orgoglio di Sapore re della Persia, che dopo la gran vergogna inferita ai Romani, col fare suo schiavo il loro imperador Valeriano, pareva in istato di assorbir tutte le provincie romane dell’Oriente. Avea Odenato2386 in sua gioventù fatto il noviziato della guerra nella caccia delle fiere, prendendo lioni, pardi, orsi ed altri animali selvatici, ed indurando il corpo ai venti e alle pioggie. Veduto ch’egli ebbe divenuto formidabile a tutto l’Oriente il re Sapore per le vittorie guadagnate sopra i Romani, abbiamo da Pietro Patrizio2387, che per comperarsi la buona grazia di quel regnante, gli inviò molti cammelli carichi di preziosi regali, con lettera di tutta sommessione e rispetto. All’alterigia di Sapore (male ordinario dei gran tiranni dell’Oriente) parve un’insolenza l’atto di Odenato, che, essendo persona privata, avesse osato di scrivergli senza presentarsi egli in persona al soglio suo. Il perchè stracciò quella lettera, fece gittar nel fiume que’ presenti, e disse ai messi ch’egli saprebbe ben insegnar le creanze al loro signore, e come un par suo dovea trattare con chi era suo padrone, e che sterminerebbe lui colla sua famiglia e patria. Contuttociò, s’egli bramava un gastigo men rigoroso, venisse a prostrarsi2388 ai suoi piedi colle mani legate. Fu allora che Odenato, non sapendo digerir tanta boria, nè tollerar le mal meritate minaccie del barbaro regnante2389, si gittò affatto nel partito de’ Romani. Zonara2390 scrive, esser egli stato quello che nella Mesopotamia assediò in Emesa Quieto figliuolo di Macriano tiranno, ed il fece uccidere. Da lui parimente2391 tolta fu la vita a Batista, usurpatore anche esso dell’imperio in Oriente. Appresso mosse una fiera guerra al re di Persia; ricuperò Nisibi e Carre e tutta la Mesopotamia. S’era egli dato il vanto di voler anche cavar dalle mani de’ Persiani il prigionier Valeriano; e perciocchè mostrava in tutto dipendenza da Gallieno Augusto, ed ubbidienza agli ordini che venivano da lui, fu creato governatore e generale dell’Oriente da esso imperadore. Avvennero questi fatti negli anni addietro. Che Odenato anche prima di questo anno entrato nelle terre de’ Persiani, grande strage facesse di loro, ed arrivasse fino a Ctesifonte, capitale allora di quella monarchia, si può raccogliere da Zosimo2392 e da Trebellio Pollione2393. Ma verso questi tempi egli di nuovo, più potente e risoluto che mai, tornò addosso ai Persiani, e mise l’assedio a Ctesifonte. Molti combattimenti e saccheggi di tutto quel paese, e macello incredibile della nemica genie fu ivi fatto. Ma perchè tutti i satrapi della Persia si unirono per la comune difesa, non potè far crollare ai suoi voleri quella metropoli. Portate intanto a Gallieno le nuove, qualmente Odenato, dopo aver liberata dai Persiani la Mesopotamia, era giunto sotto Ctesifonte, avea messo in fuga il re Sapore, presi molti di questi satrapi, e fatta strage di que’ Barbari: per consiglio di Valeriano suo fratello e di Lucilio suo parente, che abbiam veduto consoli ordinarii nell’anno presente, a motivo di maggiormente attaccare Odenato agl’interessi del romano imperio, gli diede il titolo di Augusto, dichiarandolo suo [p. 923 modifica]collega, ed ordinando che si battessero monete in onore di lui, delle quali alcune ancora ne restano2394. A molti dovette parere strana una tal risoluzione, perchè restava giustificatamente in mano ad Odenato, principe straniero, tutto lo Oriente; e pure, se dice il vero Trebellio Pollione, il senato e tutto il popolo romano sommamente lodarono questo fatto, probabilmente sperando che andasse a terra l’inetto Gallieno, e che questo valoroso Fenicio avesse poi da rimettere in buon sesto il troppo sfasciato imperio romano. E ciò basti per ora di Odenato. Benchè non si sappia il tempo preciso in cui anche Trebelliano non volle esser da meno di tanti altri usurpatori dell’imperio2395, pure ne parleremo qui. Solamente noi sappiamo che costui, nominato Caio Annio Trebelliano in qualche medaglia2396 (se pur son legittime le medaglie di lui), trovando nella Isauria quel popolo malcontento di Gallieno, e bramoso di un condottiere, prese il titolo d’imperadore, e nella rocca d’Isauria si fabbricò un palazzo. Fra que’ luoghi stretti del monte Tauro si mantenne egli per qualche tempo; ma speditogli contro da Gallieno Causisoleo Egiziano, fratello di quel Teodoto che avea preso Emiliano tiranno dell’Egitto, ebbe maniera di tirarlo a campagna aperta, di dargli battaglia, di sconfiggerlo e di levargli la vita. Ma quei popoli per paura di gastighi continuarono nella lor ribellione e libertà, nè si poterono per gran tempo, e forse mai più, rimettere all’ubbidienza della repubblica romana. Nè pure all’Africa mancarono i suoi disastri2397. Quivi per cura di Vibio Passieno proconsole, e di Fabio Pomponiano general dell’armi ai confini nella Libia, fu creato imperadore un Tito Cornelio Celso semplice tribuno, e vestito colla porpora imperiale da una Galliena cugina del medesimo Gallieno Augusto. Ma non passarono sette dì che costui fu ucciso, il suo corpo dato ai cani, ed impiccata l’effigie sua per opera del popolo di Sicca, il quale s’era mantenuto fedele a Gallieno. Abbiamo un’iscrizione2398 comprovante ch’esso Gallieno fece in quest’anno rifabbricar le mura di Verona; perlochè quella città prese il titolo di Galleniana. Il lavoro fu cominciato a dì 5 d’aprile, e terminato nel dì 4 di dicembre. Dovea servire quella città d’antemurale agl’insulti de’ Germani. A’ tempi del gran Pompeo era essa divenuta colonia de’ Romani2399; ma, scaduta per le guerre, trovò miracolosamente un ristoratore in questo sì disattento e scioperato Augusto.