Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750/229

Anno 229

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Anno di Cristo CCXXIX. Indizione VII.
URBANO papa 8.
ALESSANDRO imperadore 8.
Consoli

MARCO AURELIO SEVERO ALESSANDRO per la terza volta, DIONE CASSIO per la seconda.

Lo stesso Dione, che terminò in questi tempi la sua storia, confessa che Alessandro Augusto lui volle per collega nel suo consolato, essendo egli stato console sostituito in alcuno degli anni precedenti. Però sembra scorretta una legge riferita dal Relando1968, siccome ancora una iscrizione pubblicata dal Panvinio1969 e dal Grutero1970, ed un’altra dal Doni, dove in vece di Dione si legge Dionysio, quando a Dione non fosse stato sostituito un console appellato Dionisio, il che non par da credere. Ne’ Fasti ancora del Cuspiniano si legge Dyonisio. Racconta il medesimo Dione1971 d’avere avuto negli anni addietro il governo dell’Africa da Alessandro Augusto, e poi quello della Dalmazia, e successivamente quello dell’Alta Pannonia, dove con vigore cercò di rimettere sul piede dell’antica disciplina quelle milizie. Venuto poscia a Roma nell’anno precedente, gl’insolenti pretoriani, siccome aveano fatto ad Ulpiano, accusarono anche lui, perchè paventavano ch’egli volesse rimettere fra loro stessi la militar disciplina. Alessandro, che ben conosceva il merito di Dione, in vece di fargli del male, per dar gusto a quegli scellerati, il designò1972 console per l’anno presente in sua compagnia. Ma perciocchè dubitò che i pretoriani, al vederlo in quella dignità, facessero maggior tumulto1973 e lo uccidessero, credette meglio che Dione stesse per qualche tempo fuori di Roma in quelle vicinanze. Portossi poi Alessandro nella Campania, e colà fu a trovarlo Dione, e stette qualche giorno con lui alla vista dei soldati, che non dissero una parola. Ed egli allora ottenne licenza di potersi ritirare a Nicea di Bitinia patria sua, per quivi passare quel che gli restava di vita, trovandosi già vecchio e mal sano, e probabilmente colla paura in corpo di non finir male, come era succeduto ad Ulpiano. Che a lui nel consolato succedesse Marco Antonio Gordiano in questo medesimo anno1974 si ricava da Capitolino1975, colà, dove scrive essere stato il più vecchio de’ Gordiani console in compagnia di Alessandro Augusto, e ch’egli dipoi fu mandato proconsole al governo dell’Africa, con tal piacere di esso Augusto, che con sua lettera ringraziò molto il senato di sì fatta elezione, stante l’essere Gordiano uomo nobile, magnanimo, eloquente, giusto, continente e dabbene. Se ne ricordi il lettore, perchè a suo tempo vedremo il medesimo Gordiano portare il titolo di Augusto. Fu appunto una delle belle doti dell’imperadore Alessandro quella di scegliere, e di volere che si scegliessero per le cariche e pel governo delle provincie coloro, ne’ quali concorreva più abilità a governar altri e maggior probità1976. Nulla si dava al favore, nulla alle raccomandazioni, molto meno al danaro. Gli eunuchi, i quali erano stati in addietro potentissimi in corte, e venivano chiamati da lui una terza specie del genere umano, tutti furono rimossi dal di lui servigio, ed appena si contentò egli, che di [p. 795 modifica]alcuni pochi si servisse la imperadrice, ed in uffizii bassi, e con abito denotante la bassezza del loro stato, togliendo con ciò tanti disordini cagionati per lo passato dalla soverchia autorità che godeano o faceano credere di godere. Alessandro col parer del senato eleggeva i consoli, i prefetti del pretorio ed altri magistrati, lasciando la elezion degli altri al senato medesimo. Diceva egli, meglio essere per lo più il dare gli uffizii a chi non li ricerca, che a chi tante premure usa per ottenerli. Niun senatore nuovo creava egli, se persone di credito prima non rendevano buona testimonianza del merito suo, e non veniva approvato da’ senatori suoi consiglieri. E guai se trovava che lo avessero in ciò ingannato: colui era cacciato dal senato, e i suoi fautori gastigati. Una rarissima ed ammirabil maniera ebbe ancora nella elezion de’ presidenti delle provincie e di altri magistrati meno importanti. Prima di conferir que’ posti, faceva esporre in pubblico i nomi de’ proposti per essi, esortando ognuno a scoprire se costoro avessero commesso qualche delitto, purchè ne potessero dar le pruove; poichè nello stesso tempo proibiva sotto pena della vita l’accusare senza poter provare l’accusa. Lampridio1977, storico pagano, attesta aver egli appreso questo rito dai Cristiani ch’esaminavano diligentemente prima chi si avea da ammettere al sacerdozio. E solea dire Alessandro, parergli strano come non si usasse la diligenza medesima, allorchè si voleva eleggere chi dovea avere in mano i beni di fortuna e le vite dei popoli, quando ciò si praticava dai suddetti Cristiani per la elezione de’ sacerdoti. Avrebbe egli desiderato che ogni governator delle provincie avesse saputo esercitare il suo uffizio senza bisogno di assessore, tuttavia soffrì sempre l’uso di tali assessori; e diede anche loro buoni salarii. Provvedeva egli in oltre le persone, nel mandarle ai governi, di danaro, servi, mule, cavalli e di altre robe necessarie, dandole poi a’ medesimi, se con lode esercitavano i loro impieghi. Se male, voleva che rendessero quattro volte più di quello che avea loro somministrato. In somma, la vita di questo Augusto, tanto più mirabile, quanto ch’egli era assai giovane, sarebbe un bellissimo modello per qualunque principe che amasse la vera gloria, ed imparar volesse il meglio degli esempi altrui, con leggere le vite di que’ principi buoni ed uomini illustri, dei quali forse niuna età e nazione è stata1978 priva.