Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750/199
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Anno di | Cristo CXCIX. Indizione VII. ZEFIRINO papa 3. SETTIMIO SEVERO imperad. 7. CARACALLA imperadore 2. |
PUBLIO CORNELIO ANULINO per la seconda volta, e MARCO AUFIDIO FRONTONE.
Di due assedii della città di Atra, siccome accennai, fatti dall’Augusto Severo, noi siamo accertati dallo storico Dione1665. Il primo, per attestato di Erodiano1666, dovrebbe appartenere all’anno precedente, assedio calamitoso ed insieme frustraneo all’armata romana. Funesto riuscì sopra tutto il medesimo a due de’ primi e più valorosi uffiziali. L’uno fu Giulio Crispo, tribuno de’ soldati pretoriani. Questi, perchè si trovava stanco per le fatiche militari, e in collera al vedere che l’imperadore, per l’ostinata sua ambizione e vanità, consumava tante truppe intorno a quell’inespugnabil fortezza, cominciò a cantar quei versi di Virgilio nel libro undecimo dell’Eneide, dove Drance si duole che Turno fa perir senza ragione tanti de’ suoi soldati. Riferito ciò a Severo, non vi volle altro, perchè egli il facesse tosto ammazzare, con dar poi quel posto ad un semplice soldato appellato Valerio, stato accusatore dello stesso Crispo. L’altro fu Leto, quel medesimo che già vedemmo principal autore della vittoria riportata da Severo contra di Albino; L’amavano forte i soldati, e perchè un dì non voleano combattere, se non erano guidati da lui, tal gelosia prese Severo per cagione di tanta parzialità mostrata da quella gente al suo generale, che a lui fece torre la vita. Dione ci rappresenta questo personaggio per uomo di rara prudenza negli affari civili, e di non minor prodezza nei militari, con attribuire l’indegna sua morte, non già all’aver egli meditato de’ tradimenti nella battaglia di Lione, come asserisce Erodiano e il suo seguace Sparziano, ma solamente all’abbominevole invidia ed inumanità di Severo. Ne ebbe poi tal rossore lo stesso Severo1667, che si diede a volere far credere che Leto contra sua volontà era stato ucciso dai soldati. Tornò dunque1668 nell’anno presente esso imperadore all’assedio di Atra, dopo aver fatta gran provvisione di viveri e di macchine, perchè nulla a lui parea di aver fatto, se non superava quella forte rocca. Ma Iddio avea destinato questa medesima città per umiliare l’orgoglio di Severo. Vi perdè egli intorno anche questa volta un numero grande di milizie, e i nemici con bitume acceso fecero un falò di tutte le di lui macchine di legno, a riserva delle fabbricate da Prisco, ingegnere famoso di Nicea. Contuttociò essendo caduta una parte del muro esteriore, allorchè l’esercito a tal vista incoraggito dimandava di andare all’assalto, Severo nol volle, e fece sonar la ritirata. Ne fu data la colpa alla somma sua avarizia, perchè voce correa che in quella città si chiudessero immensi tesori, e massimamente in un tempio del Sole, che quivi era in gran venerazione; e Severo si figurava, che esponendo gli Atreni bandiera bianca, si avrebbe egli ingoiate tutte quelle ricchezze. Ma gli Atreni niun segno fecero di volersi dare; anzi la notte rifabbricarono, il meglio che poterono, la caduta muraglia. Venuto il dì seguente, Severo, trovate fallite le sue idee e fumando di collera, comandò all’esercito di dar l’assalto, ma niuno de’ soldati europei il volle ubbidire, amareggiati troppo dalla vittoria loro tolta di mano nel dì innanzi dalla insaziabilità di Severo. Per forza v’andarono i Soriani; ma gran sangue costò loro l’ubbidienza, e la città tenne forte. Tanta fu allora l’agitazion di Severo al vedere l’ammutinamento nei soldati, che essendo venuto uno de’ suoi capitani a domandargli solamente cinquecento cinquanta soldati, co’ quali si prometteva di entrar nella città, non potè contenersi dal dire a sentita d’ognuno: Ma onde prenderemo noi tanta gente? Sicchè, dopo venti giorni d’infelice assedio egli più che prima malcontento di sè stesso lasciò Atra in pace. Potrebbe essere che questo assedio appartenesse ad uno dei seguenti anni: a buon conto qui ne ho fatta menzione. Che fossero o pur fossero stati dei rumori di guerra anche in Palestina verso questi tempi, si può dedurre da Eusebio1669, il quale all’anno quinto di Severo mette il cominciamento di una guerra nella Giudea e nella Samaria. E che guerra appunto facessero quivi i1670 Romani, possiam raccoglierlo da Sparziano1671, il quale scrive avere il senato romano accordato a Caracalla Augusto di lui figliuolo il Trionfo Giudaico, a contemplazione ancora delle felici imprese della Soria. Qual altra azione facesse in Oriente l’Augusto Severo, nol saprei dire, restando esse in troppa caligine involte, e senza poter noi accertare i tempi, ne’ quali accaddero. Ma essendovi qualche medaglia1672, in cui esso Severo comparisce nell’anno presente acclamato Imperadore per l’undecima volta, questo ci reca indizio di qualche vittoria riportata in esso anno. Nella Cronica di Eusebio è scritto che Severo in questi tempi talmente domò anche gli Arabi interiori, che formò1673 una provincia romana del loro paese.