Amorosa visione/Capitolo XL
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CAPITOLO XL.
La Donna mi parlava, ed io mirando
Con l’occhio andava pure ove ’l disio
Mi tenea fitto, non so che ascoltando.
Avevavi davanti al parer mio
5Su quella riva assai donne vedute,
Di cui veder in tal voglia venn’io,
Ch’io dissi: Donna mia, a mia salute
Non pensar più ch’io voglia, a tempo e loco
Farò d’adoperar la tua virtute;
10Ch’ora di nuovo m’è nel cuore un foco
Venuto d’esser là; però o vienci,
O tu m’aspetta in fin ch’io torni un poco:
In qual parte vorrai poi insieme andrenci,
Nostra stanza fia poca veramente,
15Che noi da veder quelle liberrenci.
Oltra n’andai senza più dir nïente
Co’ due che mi traevano, e costei
Quasi scornata mi teneva mente
Con intentivo sguardo, ed io a lei
20Senza dir nulla la vi pur lasciai,
O bene o mal non so qual io mi fei.
Hardito con costoro oltre passai,
E sulla riva del bel fiumicello
Vidivi donne ch’io conobbi assai:
25E riguardando lor con occhio snello,
Qual gía cantando, e qual cogliendo fiori,
Chi sedea e chi danzava in un pratello.
Bello era il loco, e di soavi odori
Ripien per molte piante che ’l copriano
30Dal sole e dalli suoi già caldi ardori:
E’ suoi cavalli al mio parer saliano
Già sopra la quarta ora, e mezzo il segno
Dello Friseo monton co’ piè teniano.
Non credo ched e’ sie sì alto ingegno,
35Che interamente potesse pensare
Le bellezze di quelle ch’io disegno:
Rimanga adunque qui questo lodare,
Sol procedendo a’ nomi di coloro
Ch’io vi conobbi degne di nomare.
40Infra quel bello e grazïoso coro
Di tante donne vidi una bellezza,
Ch’ancora stupefatto ne dimoro.
Pietoso Apollo alquanto dell’altezza
Del tuo ingegno mi presta, o tu ispira
45Ora ver me con la tua sottigliezza;
Omero, Maro, Naso, o chi più mira
Descrizïone, o di donna o di dea,
Si saria poco a quella che si gira
Sopra quel prato, ov’io vidi sedea
50Giovinetta leggiadra, e tanto bella,
Ch’io la pensai per fermo Citerea.
Inginocchiaimi per volere ad ella
Far reverenza, ma poscia m’avvidi
Ch’era mondana, e somigliava stella.
55Sallosi Amore, che i pietosi gridi
Del cor sentì a sì mirabil vista,
Ch’io nol so dir, che non ho chi mi guidi;
E se pure conforto l’alma trista,
Poichè per gli occhi sentì ’l dolce raggio
60Di tal bellezza per obliqua lista;
Istesi adunque in ver di lei il visaggio;
E s’a sua posta l’alma, ch’altra guarda,
Dar si potesse, io muterei coraggio.
Nel viso, che d’Amor sempre par ch’arda,
65Affigurai mirando con diletto
Che costei era la bella Lombarda.
Signore eterno, a cui nessuno effetto
Mai si nascose, alla giusta preghiera
Rispondi, e di’, fu mai sì bello aspetto?
70Essa sopra la verde primavera
Si riposava con altre d’intorno,
Delle quali il bel luogo ripien’era,
Facendo colla luce dell’adorno
E bellissimo viso, riflettendo
75Con lume troppo più il chiaro giorno;
Rimirando talor, fra sè ridendo,
Ver me, di me, che arso m’accendeva
Di nuova fiamma ancora lei vedendo.
Udire appresso questa mi pareva
80Cantar tanto soave in voce lieta,
Che me di me sovente mi toglieva.
Così al canto libera e quïeta
Tutta la mente avea disposta, allora
Che con benigna voce e mansueta,
85Troppa qui lunga dispendiam dimora,
I due mi dissero; a’ qua’ rivoltato
Risposi: andiam, sed e’ vi pare ancora,
Oltre la via prendiamo per lo prato.
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