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CAPITOLO XL. 163

Sopra quel prato, ov’io vidi sedea
     50Giovinetta leggiadra, e tanto bella,
     Ch’io la pensai per fermo Citerea.
Inginocchiaimi per volere ad ella
     Far reverenza, ma poscia m’avvidi
     Ch’era mondana, e somigliava stella.
55Sallosi Amore, che i pietosi gridi
     Del cor sentì a sì mirabil vista,
     Ch’io nol so dir, che non ho chi mi guidi;
E se pure conforto l’alma trista,
     Poichè per gli occhi sentì ’l dolce raggio
     60Di tal bellezza per obliqua lista;
Istesi adunque in ver di lei il visaggio;
     E s’a sua posta l’alma, ch’altra guarda,
     Dar si potesse, io muterei coraggio.
Nel viso, che d’Amor sempre par ch’arda,
     65Affigurai mirando con diletto
     Che costei era la bella Lombarda.
Signore eterno, a cui nessuno effetto
     Mai si nascose, alla giusta preghiera
     Rispondi, e di’, fu mai sì bello aspetto?
70Essa sopra la verde primavera
     Si riposava con altre d’intorno,
     Delle quali il bel luogo ripien’era,
Facendo colla luce dell’adorno
     E bellissimo viso, riflettendo
     75Con lume troppo più il chiaro giorno;
Rimirando talor, fra sè ridendo,
     Ver me, di me, che arso m’accendeva
     Di nuova fiamma ancora lei vedendo.