Amorosa visione/Capitolo XI

Capitolo XI.

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CAPITOLO XI.




Conta di que’ della Tavola ritonda, che seguitano la Fama del mondo, e delle gesta di Mongrana e altri.


Venia dopo costor gente gioconda
     Ne’ loro aspetti, tutti cavalieri
     Chiamati della Tavola ritonda.
Il re Artù quivi era de’ primieri,
     5A tutti armato avanti cavalcando,
     Ardito e fiero sopra un gran destrieri.
Seguialo appresso Bordo speronando,
     E con lui Prenzivalle e Galeotto
     A picciol passo insieme ragionando.
10E dietro ad essi venia Lancillotto
     Armato, e nello aspetto grazïoso,
     Con una lancia in man senza far motto:
Ferendo spesso il caval poderoso
     Per appressarsi alla Donna piacente,
     15Di cui toccar pareva disïoso.
O quanto adorna quivi ed eccellente
     Allato a lui Ginevra seguitava,
     In su un palafreno orrevolmente!

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Stella mattutina assomigliava
     20La luce del suo viso, ove beltate
     Quanta fu mai tututta si mostrava;
Sorridendo negli atti, di pietate
     Piena, e parlando a consiglio segreto
     Con tacite parole e ordinate,
25Era con que’ che già ne visse lieto,
     Lunga fïata lei senza misura
     Amando, ben che poi n’avesse fleto.
Non molto dietro ad esso con gran cura
     Seguiva Galeotto, il cui valore
     30Più ch’altro di compagni si figura.
E lui seguiva Chedino ed Astore
     Dimare, insieme con messer Suano,
     Disïosi ciascun di più onore.
L’Amoroldo d’Irlanda ed Agravano,
     35Palamides seguiva, e Lionello,
     E Polinoro con messer Calvano.
Mordietto appresso e con lui Dodinello,
     E ’l buon Tristan seguiva poi appresso
     Sopra un cavallo poderoso e snello.
40Isotta bionda a lato a lato ad esso
     Venia la man di lui colla sua presa
     E rimirandol nella faccia spesso:
O quanto ella parea nel viso offesa
     Dalla forza d’amor, di che parea
     45Ch’avesse l’alma dentro tutta accesa,
Di che negli atti fuor tutta lucea:
     Tu se’ colui cui io sola disio,
     Timida nello aspetto gli dicea;

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In qua ti prego ch’alquanto, amor mio,
     50Tu ti rivolghi, acciò ch’io vegga il viso,
     Per cui vedere in tal cammin m’invio.
Retro a costor sopra un cavallo assiso
     Rubesto e fiero Brunoro venía,
     E altri molti, i qua’ qui non diviso,
55Eran con lui: ma io la vista mia,
     Dopo la lungha schiera discendendo,
     Conobbi più mirabil baronia.
Di porpore vestito oltre correndo
     Quel Carlo Magno sen veniva avante,
     60Ch’al mondo fu cotanto reverendo.
In su un forte e gran destrier ferrante,
     Ancora di trionfi coronato,
     Ch’egli acquistò sopra le terre sante,
Fiero e ardito e tutto quanto armato,
     65Co’ gigli d’oro nel campo cilestro,
     E ’l nero uccel davanti nel dorato.
Erali Orlando dal lato sinestro
     Con una spada in man fiero ed ardito,
     E Ulivier lo seguiva dal destro.
70Cavalcando tra questi oltre pulito
     Da Montalban Rinaldo giva avanti
     Intra’ due suoi fratelli reverito.
Tra loro era Dusnamo con sembianti
     Lieti, e molti altri ancor v’eran, li quali
     75Io non pote’ conoscer tutti quanti.
Oltre venia, che parea ch’avesse ali,
     Il duca Gottifrè dopo costoro
     Per volere esser pur de’ principali.

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Appresso lui seguiva con coloro
     80Umilemente Ruberto Guiscardo,
     Che fu signor già in Terra di Lavoro.
Lui seguitava frontiero e gagliardo
     Federigo secondo; e ’l Barbarossa
     Sopr’un forte roncion di pel leardo,
85Cavalleroso e di persona grossa,
     Dietro sovra ’l destrier in atto altiero,
     Nel sembiante avvilendo ogni altra possa,
Via se ne giva per esser primiero.