Amleto (Rusconi)/Atto quarto/Scena VI
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Scena VI
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SCENA VI
Un'altra stanza
Entrano Orazio e un Domestico.
- ORAZIO.
- Chi sono costoro che vorrebbero parlare con me?
- DOMESTICO.
- Marinai, signore, dicono che hanno lettere.
- ORAZIO.
- Falli entrare. (Il domestico esce.) Io non so da qual parte del mondo potessero venirmi lettere, se non è da Amleto.
Entrano alcuni Marinai.
- PRIMO MARINAJO.
- Iddio vi benedica, signore.
- ORAZIO.
- E benedica anche te.
- PRIMO MARINAJO.
- Lo farà, signore, se gli piace. Ecco una lettera per voi. signore; viene dall’ambasciatore che era stato spedito in Inghilterra; se però il vostro nome è Orazio, come mi viene detto.
- ORAZIO (legge).
- «Orazio, quando avrai letto queste righe, dà modo ai latori di presentarsi al re; hanno lettere per lui. Eravamo in mare da due giorni appena, quando un pirata di aspetto formidabile cominciò a darne la caccia; più deboli di lui di vele abbiam fatto di necessità virtù e siam venuti alle mani. All’arrembaggio mi slanciai sul ponte degli aggressori, ma in quel momento la loro nave si sciolse dalla nostra e rimasi loro solo prigioniero. Adoprarono con me come ladri benigni; ma sapevano quel che facevano, e contavano su un pingue riscatto. Fa trasmettere al re la lettera che gli invio, poi vieni a raggiungermi con tutta la sollecitudine che porresti a sottrarti dalla morte. Debbo dire parole al tuo orecchio che ti faranno ammutolire e che nondimeno sono troppo leggiere per la gravità delle cose che portano. Questi buoni marinai ti condurranno dove io sto. — Rosencrantz e Guildenstern continuano il loro viaggio per l’Inghilterra; di essi a lungo dirò. Addio. Quello che sai tuo Amleto.»
Venite, vi darò modo di consegnare le vostre lettere; spicciatevi il più presto che potete per condurmi poscia da quegli che ve le diede. (Escono.)