Amarillide amorosa
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LI
Loda Amarilli.
Amarillide amorosa,
Nuovo laccio del mio core,
Da stranier soave cosa
Già senti cantar d’Amore;
Ma d’Amor che si può dire
Non soave da sentire?
Già su verde fresca erbetta,
Che fioriva al primo Aprile,
Una vaga verginetta
S’adornava il crin gentile,
E di gir prendea diletto
Lungo un dolce ruscelletto.
Ella tutta si avvolgea
D’ermisini cremisini,
Ed un cinto la stringea
Sol tra perle e tra’ rubini,
Che facea palese all’occhio
Dal bel piè sino al ginocchio.
Il bel piede oro vestiva,
E bianchissimo velluto,
Ma la gamba ricopriva
Con fin ostro oro intessuto,
E bel velo era sul crine,
Scherzo all’aure mattutine.
All’orecchie due cerchietti
D’ogni odor più fin ripieni,
Commettean due zaffiretti,
Come ciel puro, sereni,
E la gola era arricchita
Di più d’una margherita.
La sua fronte era più tersa
D’ogni luce cristallina,
E la guancia cera cospersa
Pur di rosa mattutina,
E la mano era lucente,
Come avorio d’Orïente.
Al vibrar de’ crin lucenti
Via più ch’ôr sul manto adorno,
Tutti i venti riverenti
Sospiravano d’intorno;
Ma di tutti il più gelato
Ne rimase innamorato.
Ciò fu Borea impetuoso:
Ei novel servo d’Amore,
Dentro il sen freddo e nevoso
Adunò cotanto ardore,
Che costretto dal martirel
Seco stesso prese a dire:
Su nel ciel la bella Aurora
Invaghisce il buon Titone,
E Proserpina innamora
Negli abissi il gran Plutone.
Tanta fe’ con esso loro
Parte Amor di suo tesoro.
Ma se mia tu divenissi
Di vantarmi avrei cagione
Più nel cielo e negli abissi,
Che Titone e che Plutone:
Così detto, egli sen vola,
E la Vergine n’invola.
Or non so quel ch’io mi creda
Della favola amorosa,
Che se i venti fesser preda
Di beltà meravigliosa,
Già la tua ne sarìa stata,
Amarillide, predata.