Alla musa (Prati)
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IV
ALLA MUSA
Musa, non so se emersa
dai beati lavacri e fra gli allori
d’EIIade, veneranda ara di numi;
o da men sacri fiumi
5venuta infra diversa
gente, nodando al crin lúgubri fiori:
figlia di terra ignota,
o di Diana dea l’arco tu faccia
sonar sul biondo Eurota,
10o, dove mai non verna,
meglio invocar ti piaccia
fra le pallide rute Ecate inferna:
musa, qual sia la sorte
che ti mena nel mondo a tesser canti
15alla vita e alla morte;
tu sai che anch’io son uno
de’tuoi fidati amanti,
e diviso hai con me l’ora che passa
Se obliquo od importuno
20mai non ti parvi, o lassa
tu giá non sei di compagnar sul calle
me che affrettarlo agogno,
però che il filo delle Parche è lieve
e può cader reciso,
25musa, al mio vario sogno
non t’incresca assentir l’ultimo riso.
Indi poca erba o neve
copra la vana spoglia;
che uscir di qua, dove ogni festa è breve,
30non mi parrá gran doglia.
Se forse anzi non spiri
un’auretta di cielo
tu sul pallido viso a me fuggente,
come fai quando giri
35nel tuo virginco velo,
si pensosa con me, fuor della gente.