Alcuni ritratti di donne illustri delle provincie veneziane/Isotta Nogarola
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Veronese
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veronese.
Se vera celebrità si può dir quella che, conceduta una fiata da encomiatori contemporanei, non vien più meno nel lungo volger dei secoli, chi più ne ottenne di questa fanciulla dottissima, nata in Verona sul principio del secolo xv? Le scienze e le lettere aveano avuto costante asilo in casa sua, e uomo grandemente addottrinato era il suo genitore Leonardo, e cultissima una sua sorella per nome Ginevra; ma Isotta era l’astro della famiglia più risplendente. Accoppiava essa a grande sapere, esemplarità di costume e bellezza della persona, e la unione di tante doti serviva a conciliarle universale riverenza ed affetto. Fu suo educatore il celebre Matteo Bosso, che molto usava in sua casa, e che, fattosi religioso, volle cessare dall’avvicinarsele a fine che ’l rigore del costume non trovasse inciampo nelle grazie della discepola. Divenuta Isotta ornamento delle assemblee letterarie, sostenne in esse pubbliche dispute intorno a quegli studi ch’erano coltivati al suo tempo, ed una spezialmente riuscì molto solenne nell’anno 1451. Compose un bellissimo Dialogo in difesa del gentil sesso, pubblicato da Aldo nel 1563. Grande encomio di lei fece Ermolao Barbaro; scrisse l’elogio suo in versi latini Mario Filelfo, figliuolo del borioso Francesco; Costanza da Varano la amava e teneala a sua consigliera; ed il gran cardinale Bessarione fu a bella posta a Verona per lo piacere d’intrattenersi seco in conversazione.
È incerto l’anno della sua morte, che alcuno segnò al 1466 quando contava circa 48 anni. Dopo che Scipione Maffei si prese cura di raccogliere le sue notizie, altri valentuomini, come il padre degli Agostini, il Mittarelli, il Crevenna, furono lieti di poter pubblicare qualche suo opuscolo; e dobbiamo al Tiraboschi e ad altri storici la notizia, che le biblioteche di Modena, di Milano, e la Regia di Parigi serbano tuttavia scritti inediti d’Isotta; per lo che è da far voti che una qualche sua concittadina, oggidì fiorente per ispirito e per cultura, divenga raccoglitrice di tali scritti, e onori sè e la patria arricchendone la repubblica delle lettere.