Africa orrenda/Per l'eccidio di Dògali

Per l'eccidio di Dogali

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PER L’ECCIDIO DI DÒGALI

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Giù dai ghermiti scanni,
     Razza maligna, inetta,
     Che fra venali inganni
     Pompeggiandoti abjetta,
     5Raccogli infami frutti
     Dal disonor di tutti!

Ah! non bastò di questa
     Patria incestare il seno?
     La veneranda testa
     10Premer di giogo osceno?
     Offrir nudo il materno
     Fianco al barbaro scherno?

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Ond’ella, a regnar nata,
     Con tremulo ginocchio
     15Segue, putta spregiata.
     Il tenebroso cocchio,
     Su cui breve fortuna
     Due manigoldi aduna.

Misera, e invan tu speri
     20Con civettar codardo
     Da regj masnadieri
     Impetrar tozzo o sguardo:
     Ahi! con viltà e misfatti
     Onta e miseria accatti,

25E stragi. Oh desolati
     Campi! Oh cori d’eroi
     Nell’alta ombra gittati
     Non da voi, non da voi,
     Avide di rapine
     30Ferrigne orde abissine.

Anzi da te, nefando
     Vecchio, che sol per cieca
     Libidin di comando
     L’italo onor con bieca
     35Mente fidando ai ladri,
     Le fiche a Italia squadri.

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Qual dall’immane insulto
     Pregio o vendetta? Arcigna
     Guata Albione; occulto
     40L’ire fomenta e ghigna
     Il démone sinistro,
     Che la Sprea move e l’Istro.

Dal vigilato covo
     L’orgoglio ibrido freme,
     45E al cor d’Italia novo
     Tesoro e sangue spreme:
     D’orbe fidanze gravi
     Salpan ferrate navi.

Brillan su la guernita
     50Tolda gl’itali figli,
     Cui tarda espor la vita
     Ai perfidi perigli,
     Che coi predoni a gara
     La terra e il ciel prepara.

55Volate, o generosi
     Figli, all’infausto lido;
     Turbate i sanguinosi
     Ozj allo stuolo infido.
     Che su la strage inulta
     60Ebbro di sangue esulta.

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Vincete. Oh, scarsa, incerta
     Vittoria! Ecco, dal grembo
     Della sabbia deserta
     Strano improvviso nembo
     65Sorge, e in ferina guerra
     Il vessil nostro atterra.

Voi là nel baluardo
     Ultimo accolti, invano
     Con ansioso sguardo
     70Tentate il mar lontano.
     Se a voi pochi e mal vivi
     Patrio soccorso arrivi.

Ma per l’immensa arsura
     Delle voraci arene
     75Solo la Febbre, oscura
     Liberatrice, viene;
     E in voi dall’ignea bocca
     Funesti aliti scocca.

Ahi, nè certezza o speme
     80D’onore o d’util nostro
     Lenirà l’ore estreme
     Del sagrificio vostro,
     Non le cure affannose
     Delle imprecanti spose.

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85Ben presso al limitare
     Della fredda quiete,
     Sorger fra cielo e mare
     Un’alta Ombra vedrete,
     Squallida il seno, indoma
     90Ancor che oppressa, Roma:

E non per questo, o amati
     Petti, pietosa grida,
     Reggendo a infaticati
     Studj con alma fida,
     95Il braccio armaste e il core
     Di ferro e di valore!

Ardea nelle capaci
     Menti un’altera idea:
     Piombar serrati, audaci
     100Su la grifagna rea,
     Che l’ultima latina
     Terra aduggiando inquina.

Oh per le Giulie vette
     Pugne! Oh piani fumanti
     105Delle nostre vendette!
     Oh entusiasmi santi
     Di dar la vita a patto
     Del fraterno riscatto!

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Popol, cui spada e mente
     110Da servitù redime,
     Non peregrina gente
     Mercanteggiando opprime:
     Ma libertà, per cui
     Vive, fa vita altrui.

115Cada chi primo in petto
     L’obliqua smania accolse,
     Onde al natio ricetto
     I vostri animi tolse,
     E li scagliò in lontane
     120Piagge a conquiste vane!

Lui non amor di fama,
     Non furor d’alte imprese,
     Ma insidiosa brama
     Di rei traffichi accese;
     125Nè l’empia sete or langue
     Per mareggiar di sangue.

Ma se ancor nei gentili
     Petti la patria spira,
     Se da computi vili
     130Non è sedotta l’ira,
     Che in un’ora d’ebbrezza
     Catene e scettri spezza:

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Se non per gioco ho cinta
     La mia terza corona.
     135Se la mia gloria estinta
     Non è tutta, nè suona
     Obbrobrio il nome mio;
     Se Roma ancor son io,

Troppo alle tue volpine
     140Arti, o fatal, durai;
     Sopra le mie rovine
     Assai ghignasti, assai
     Fu il danno e la vergogna:
     Carnefice, alla gogna!



(Genn. ’87)