Adiecta (1905)/I/XX
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | I - XIX | I - XXI | ► |
MENTRE TUONA
I.
La mia povera vigna è così fatta
che la debbo vangar tre volte l’anno,
potarla come va, pari ed esatta,
4per legarla di poi, sempre a mio danno;
e non appena il sol me l’ha rifatta,
ci rimetto del mio sapone e ranno
tra zolfo e rame a mantenerla intatta
8dalla nebbia, dal male e dal malanno.
Quando i grappoli poi diventan neri,
tutta l’ira di Dio nel cielo accolta
11sopra ci si rovescia e volentieri.
Ed allor buona notte! Addio raccolta,
addio tasse pagate, addio panieri,
14serbati sempre per quest’altra volta!
II.
La vigna del Signor — quella, s’intende
che piantata non fu dal Nazareno —
non chiede al possessor tante faccende
4e compensa di più chi spende meno.
Sicuro il frutto dal suo tralcio pende
ingrossando alla nebbia ed al sereno
ed il mille per cento e meglio rende
8per poco che le sia dolce il terreno.
Si coltiva in poltrona e senza costo,
non ci crescon l’ortica o la gramigna,
11la grandine le sta sempre discosto,
E se chi passa, nel guardar, sogghigna,
c’è il Tribunale che lo mette a posto....
14Oh, la vigna di Dio, che bella vigna!