A una straniera
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LXVIII
A UNA STRANIERA
Quando tu sogni e nel silenzio è spento
il pispiglio d’ogni aura e d’ogni fronda,
vedi tu mai nel ciel che ti circonda
un vermiglio di spade ondeggiamento?
odi tu mai sotterra, odi nel vento,
di galoppi un vasta eco profonda?
Sono i fieri tuoi padri, erula bionda,
che sopra Roma fulminati io sento.
Non ti turbar. Tu rivedrai domani
Tare sovverse, e in cima al Palatino
picchierai forse le superbe mani.
Non attender però ch’io ti rampogni,
bella inimica. In ciel tesse il destino
i natali e la morte a’ piú gran sogni.