Vite dei filosofi/Libro Primo/Vita di Cleobulo
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CAPO VI.
Cleobulo.
I. Cleobulo figlio di Evagora era lindio di Caria, siccome afferma Duri. Altri la schiatta di lui fa salire sino ad Ercole: essere stato per beltà e robustezza ragguardevole: avere in Egitto apparata filosofia. Ebbe una figlia Cleobulina poetessa di enimmi in esametri, della quale fa menzione anche Cratino nella favola dello stesso nome, scritto al numero del più. Rinnovò il sacrato di Minerva eretto da Danao.
II. Compose canzoni e indovinelli (γρίφους) sino al numero di tre mila versi; e alcuni dicono fattura di lui quest’epigramma sopra Mida:
Son di bronzo la vergine che giace
Sul sepolcro di Mida. In fin che l’acqua
Scorre; verdeggian l’ampie selve; il sole
Brilla nascendo, e la splendente luna;
Finchè corrono i fiumi e il mar dilaga;'
Di lui sul lagrimato avel posata
Dico a chi passa — qui sepolto è Mida.
Ne arrecano a testimonio la canzone di Simonide, dove è detto:
Chi loderà, se pure ha senno, il lindio
Cittadino, Cleobulo, che ai fiumi
Ognor scorrenti; ai fior di primavera;
Alle fiamme del sole; all’aurea luna;
Ai vortici marini opporre osava
Finii di monumento? Ai numi tutto
È inferiore. Spellano le pietre
Anco braccia mortali. È d’uomo stolto
Consiglio questo —
L’epigramma, d’altra parte, non può essere d’Omero, il quale, dicono, di molti anni fu anteriore a Mida.
III. Si riporta ne’ commentarj di Pamfile anche questo suo enimma: j
Dodici figli ha un padre ed ognun d’essi
Due volte trenta figlie, ch’han diverso
L’aspetto: queste bianco; nero quelle.
Sono immortali, eppur ciascuna muore.
Egli è l’anno.
IV. Le sentenze di lui che più hanno grido sono queste: Gli uomini, per la maggior parte, sono ignoranti e ciarlieri; ma soccorre l’occasione — Medita alcun che di pregevole — Non essere vano, ingrato — Diceva poi, doversi accasare le figlie per età fanciulle, donne per senno; insinuando con ciò che si avessero da educare anche le fanciulle — E diceva: Doversi beneficare gli amici perchè sieno più amici; i nemici per farsegli amici; onde evitare il biasimo dei primi, e le trame dei secondi — E: Quando alcuno esce di casa, vegga prima ciò che è per fare; e quando vi entra di nuovo, esamini ciò che ha fatto — Consigliava ad esercitate bene il corpo — ad essere più amanti dello ascoltare che del parlate — ad amare più lo studio che l’ignoranza — ad usare la lingua in dir bene — ad essere famigliare colla virtù, alieno dal vizio — a fuggire l’ingiustizia — a proporre alla città le cose migliori — a frenare la voluttà — a nulla fare colla violenza — a educare i figli — a comporre le nimicizie — a non blandire la moglie, nè aver contesa con lei in faccia ad estranei, che l’uno accenna stoltezza, l’altro pazzia — a non punire il servo ubbriaco, per non sembrare di esserlo — a menar donna di pari condizione, poichè, diceva, se la torrai di maggiore, acquisterai a padroni i parenti — a non deridere quelli che sono ingiuriati, perchè ti si faranno nemici — a non superbire ne’ prosperi eventi, negli incerti a non avvilirsi — a saper comportare nobilmente i mutamenti della fortuna.
V. Morì vecchio avendo vissuto settant’anni: e gli fu posta quest’iscrizione:
Cleobulo il sapiente estinto piagne
Lindo sua patria che dal mare ha vanto.
VI. Disse l’apotegma: ottima cosa è la misura — E scrisse questa lettera a Solone:
Cleobulo a Solone.
„Tu hai certo molti amici e da per tutto una casa: ma io affermo, la democratica Lindo essere per tornare opportunissima a Solone. L’isola è in pien mare, e tu abitandovi nulla avrai a temere da Pisistrato, e gli amici accorreranno a te da ogni dove.“