Vita nuova/VI
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Dico che in questo tempo che questa donna era schermo di tanto amore, quanto da la mia parte, sì mi venne1 una volontade di volere ricordare lo nome di quella gentilissima ed acompagnarlo di molti nomi di donne, e spezialmente del nome di questa gentile donna. E presi li nomi di sessanta le più belle donne de la cittade ove la mia donna fue posta da l’altissimo sire, e compuosi2 una pistola sotto forma3 di serventese, la quale io non scriverò: e non n’avrei fatto menzione, se non per dire quello che, componendela, maravigliosamente adivenne, cioè che in alcuno altro numero non sofferse lo nome de la mia donna stare, se non in su lo nove, tra li nomi di queste donne.
Commento
sotto forma Invece di sotto forma può oggi parere ‘lectio difficilior’ sotto modo, e porre quindi in sospetto che questa possa essere la lezione originale, nonostante la maggior diffusione dell’altra. Ma anche la forma sotto modo doveva esser allora assai ovvia, cfr. Manunzzi, s. v. § VI, e i seguenti esempi da me notati casualmente: nel cod. Magl. VII, 1152 del secolo xv (Commento anon. alla canz. ‘Tre donne intorno al cor’), c. 4b: Misse eziandio questa sua intenzione sotto modo di canzona...; nel cod. II, IV, 127 della Naz. di Firenze (Rettorica di Brunetto Latini), a c. 31°: e così sono quasi tutte le lectere e le cançoni d’amore in modo de tencione o tacita od espressa, e a c. 31d: ma perciò che la pistola cioè la lectera dictata spessa mente non è per modo de tencione nè di contendere... Altri esempi mi porge il commento di Iacopo della Lana: qui tocca Dante la resurrezione di Cristo ecc. e mettelo sotto modo d’interrogazione (I, 139: Inf., IV, 45)... qui vuol Dante specificare alcuna di quelle ombre per nome, acciò che meglio s’intenda la condizione di quelle, e ponlo sotto modo d’interrogazione (I, 158: Inf. V, 50). E mi par che bastino al bisogno, senza ch’io stia a far ricerche speciali.