Vita di Frate Ginepro/Capitolo VIII

Capitolo VIII

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Cap. VIII.

Come frate Ginepro vilifica sé medesimo a laude a Dio.


UUna volta frate Ginepro, volendosi bene vilificare, si spogliò tutto ignudo, e puosesi li panni in capo, fatto quasi un fardello dell’abito suo, e entrò cosí ignudo in Viterbo, e vassene in sulla piazza publica per sua dirisione. Essendo costui ivi ignudo, li fanciulli e li giovani, riputandolo fuori del senno, gli feciono molta villania, gittandogli molto fango addosso, e percuotendolo colle pietre, sospingendolo di qua e di là, con parole di dirisione molto; e cosí afflitto e schernito, istette [p. 306 modifica]per grande spazio del dí; poi, cosí nudato, ne andò al convento. E vedendolo i frati cosí dinudato, ebbono grande compassione; e massimamente che per tutta la cittade era venuto cosi ignudo col suo fardello in capo, ripresonlo molto duramente, facendogli grandi minaccie. E l’uno dicea: —. Mettiamlo in carcere; — e l’altro dicea: — Impicchiamolo; — e gli altri diceano: — Non se ne potrebbe fare troppa giustizia di tanto malo esemplo, quanto costui à dato oggi di sè e di tutto l’Ordine. — E frate Ginepro tutto lieto, con ogni umiltade rispondeva: — Bene dite vero, perocché di tutte queste pene sono degno e di molte piú. — A laude di Gesú Cristo e del poverello Francesco. Amen.