Vita di Esopo Frigio/Capitolo XLVIII

Capitolo XLVIII

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Anonimo - Vita di Esopo Frigio (Antichità)
Traduzione dal greco di Giulio Landi (1545)
Capitolo XLVIII
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C A P I T O L O   XLVIII.


I Samj, avvenga, che cotale interpretazione non piacesse loro, nondimeno giudicando eglino, che la dichiarazione di Esopo al fatto dell’Aquila quadrasse, e convenisse, oltre che nessuno non seppe mai sopra ciò, che meglio dire, nè cosa più convenevole, credettero alle parole sue, laonde i Samj più che prima divennero dolenti, e di anziosa paura ripieni; nè passò gran tempo, che Creso Re della Lidia, mandò suoi Messi in Samo con lettere al popolo, per le quali chiedeva loro un grosso tributo, il quale, se pagare ogni anno ricusassero, guerra, e la rovina dell’isola, minacciosamente denunciava. Per quelle angosciose nuove, ed ingiusta richiesta di Creso, fu il Consiglio congregato, per rispondere, o rimediare a casi loro: ma non sapendo in ciò, che deliberazion fare, eccetto di satisfare alla richiesta del Re; conchiusero tutti, che si dovesse Esopo chiamare, il quale, perciocchè veramente il prodigio interpretato aveva, pensavano ancora, che qualche buon partito a loro proporre potesse. Venuto adunque Esopo al consiglio, ed avendo inteso, che il parer de’ principali era, che per fuggire doppio male, si dovesse la domanda del Re Creso eseguire, ed a lui ubbidire, ed al voler suo conformarsi, si stette tacito, e quieto; ma pure i Samj suo parere con preghiere addimandando; disse: Poichè i primi vostri gentil’uomini sono di parere, che si dia il tributo al Re Creso, ed ubbidisensi a suoi [p. 67 modifica]comandamenti, io non mi veggio atto a darvi consiglio: ma per quella attenzione, che verso voi porto amorevolissima, e per l’obbligo che a questa Città tengo grandissimo, voglio dirvi queste poche parole, per le quali, forse quello, che utile vi sia, conoscerete. La fortuna mostra agli uomini nella vita umana due vie, l’una della libertà, di cui il principio, e l’entrata è difficile, e faticosa, ma il fine è agevole, piano, dolce, e caro: e l’altra è della servitù, di cui il principio, per contrario è facile, aperto, e quasi piacevole; ma il fine poi è acerbo, nojoso, e pieno di fastidj, e perturbazioni: di queste due vie vedete quale più piace. Allora dissero i Samj tutti ad alta voce: Noi essendo liberi, non vogliamo così agevolmente farci soggetti, e servi. Furono adunque gli Ambasciatori del Re licenziati, senza aver cosa, che volessero, ottenuta.