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sottomettere, e soggiogare; e di libera farla serva, e schiava, e le leggi, gli statuti, ed il governo vostro rompere ed annullare.


C A P I T O L O   XLVIII.


I Samj, avvenga, che cotale interpretazione non piacesse loro, nondimeno giudicando eglino, che la dichiarazione di Esopo al fatto dell’Aquila quadrasse, e convenisse, oltre che nessuno non seppe mai sopra ciò, che meglio dire, nè cosa più convenevole, credettero alle parole sue, laonde i Samj più che prima divennero dolenti, e di anziosa paura ripieni; nè passò gran tempo, che Creso Re della Lidia, mandò suoi Messi in Samo con lettere al popolo, per le quali chiedeva loro un grosso tributo, il quale, se pagare ogni anno ricusassero, guerra, e la rovina dell’isola, minacciosamente denunciava. Per quelle angosciose nuove, ed ingiusta richiesta di Creso, fu il Consiglio congregato, per rispondere, o rimediare a casi loro: ma non sapendo in ciò, che deliberazion fare, eccetto di satisfare alla richiesta del Re; conchiusero tutti, che si dovesse Esopo chiamare, il quale, perciocchè veramente il prodigio interpretato aveva, pensavano ancora, che qualche buon partito a loro proporre potesse. Venuto adunque Esopo al consiglio, ed avendo inteso, che il parer de’ principali era, che per fuggire doppio male, si dovesse la domanda del Re Creso eseguire, ed a lui ubbidire, ed al voler suo conformarsi, si stette tacito, e quieto; ma pure i Samj suo parere con preghiere addimandando; disse: Poichè i primi vostri gentil’uomini sono di parere, che si dia il tributo al Re Creso, ed ubbidisensi a suoi co-