Vita di Esopo Frigio/Capitolo VI

Capitolo VI

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Anonimo - Vita di Esopo Frigio (Antichità)
Traduzione dal greco di Giulio Landi (1545)
Capitolo VI
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C A P I T O L O   VI.


AVvenne poi, che il Fattore, il quale chiamavasi Zena, andando a rivedere, come bene lavoravano i lavoratori, a uno di quelli senza proposito, e senza alcuna cagione diede di molte ed aspre busse. Il che vedendo Esopo arditamente lo riprese dicendo: O uomo, perchè così aspramente batti tu uno, che non ha ingiuriato persona alcuna, nè ha meritato di essere battuto? E perchè crudelmente affliggi, e tempesti tu ogni giorno tutti così, voglio ad ogni modo, che il Padrone il sappia, e l’intenda. Zena sentendo Esopo, il qual primo mutulo era, e così bene, e coraggiosamente dire la ragione sua, tutto pieno [p. 12 modifica]di maraviglia, e di timore divenne, e seco stesso diceva. Ora, che Esopo è guarito dal balbutire, e può dire, e ben esprimere il fatto suo, porto pericolo di non guadagnare più nulla, anzi di essere castigato dei miei mali portamenti. Ma io prevenirò lui, ed anticiperò il tempo, accuserò prima lui al Signore, che egli me accusi; acciocchè della fattoria non venghi privato. E così detto alla Città inviossi, e trovato il Padrone mostrando essere di mala voglia con viso turbato. Colui subitamente dissegli. E che diavolo hai, che così turbato, e con viso così amaro ti veggio? Allora Zena disse: Signore nella possession tua è avvenuto un miracolo, anzi un mostro. E che? disse egli, forse qualche asino, o cavallo ha partorito; o pur da qualche albero è nato un uomo? Non Signore, rispose Zena; ma Esopo, il quale come fai difficilmente le parole esprimeva, ora ispeditamente parla, e ragiona. Iddio non ti faccia del bene, disse il Padrone, poichè tu istimi ciò essere infortunio, e mostro. Sì certo, soggiunse Zena, poichè egli dice così schiettamente male, e così arditamente ingiuria gli uomini, ed i Dei; Mi ha egli ben caricato di villanie. Ma se tu sapessi il male, che di te dice, e le bestemmie sue contra i Dei, certo parrebbeti un vero ed orrendo mostro, e parrebbeti non meno della lingua, che del corpo mostruoso, e spaventevole. Di ciò adiratosi il Padrone disse: Zena io ti dono Esopo, e te lo do in tuo potere, e balìa: or fa di lui quando ti piace, vendilo, o donalo come meglio a te pare. Accettò volentieri il dono Zena, ed orgogliosamente fece intendere ad Esopo il potere, e la signoria, che sopra di lui aveva; a cui [p. 13 modifica]rispose egli. Io di ciò non mi curo, fa pur tu di questo corpo ciò, che nell’animo mio parte non hai veruna.