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delle parabole, e degli enimmi, ed invenzione delle morali, e prudenti finzioni ti donano. Svegliossi, Esopo con allegrezza, che sentiva, di quella visione, dicendo; Oh come soavemente ho dormito, e mi pare aver fatto il bel sogno, parmi pur sapere ben parlare, ma dubitando ancora se ciò vero fosse, dicea: Sogno io, o sono pur desto, e per gli occhi aperti, e so, che io non dormo, e favello, e parmi ora sapere speditamente dire, zappa, bue, asino, aratro. Certo io conosco donde tanto bene mi è venuto, credo non per altro, che perchè sempre fui verso i forastieri molto caritatevole, e pietoso, e perciò a me sono stati gli Dei benigni e favorevoli. Veramente il bene operare è di belle ed ottime speranze sempre pieno. Con tai parole Esopo tutto giojoso, e contento allegramente ritornossene alla sua fatica, e cominciò a zappare.


C A P I T O L O   VI.


AVvenne poi, che il Fattore, il quale chiamavasi Zena, andando a rivedere, come bene lavoravano i lavoratori, a uno di quelli senza proposito, e senza alcuna cagione diede di molte ed aspre busse. Il che vedendo Esopo arditamente lo riprese dicendo: O uomo, perchè così aspramente batti tu uno, che non ha ingiuriato persona alcuna, nè ha meritato di essere battuto? E perchè crudelmente affliggi, e tempesti tu ogni giorno tutti così, voglio ad ogni modo, che il Padrone il sappia, e l’intenda. Zena sentendo Esopo, il qual primo mutulo era, e così bene, e coraggiosamente dire la ragione sua, tutto pieno


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