Vita del glorioso martire s. Secondo (1823)/Estratto
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Di notizie relative alla Chiesa detta degli Apostoli eretta fuori delle mura della Città d’Asti, e della cagione per cui fu eretta detta Chiesa.
Sulla destra del Borbore in un campo fuori delle mura di questa Città venne sino dal quarto secolo dell’era cristiana fondata una Chiesa per conservare la memoria della prodigiosa apparizione di N. S. Gesù Cristo, e de’ Santi Apostoli, successa in tal luogo il giorno avanti, che S. Secondo Protettore della Città coronasse col martirio la professione di sua fede.
Un contadino arando un campo ad esso appartenente, mentre tutto intento al suo lavoro standosene, vide fermarsi immobili li buoi in tal modo, che per quanto gli stimolasse coll’acuto aculeo a proseguire l’intrapreso lavoro, essi se ne rimanevano più che mai fermi, e restii: attonito non sapea rinvenire la causa di un tale accidente, quand’ecco gli si para dinanzi agli occhi una luce più risplendente del sole, in cui vide Cristo Signor nostro accompagnato da molti Angioli, e dalli Santi Apostoli scendere dal Cielo, qual appena disceso nel campo lo diede in dono alli medesimi Apostoli, assicurandoli, che in quel luogo verrebbe col tempo esaltata la sua gloria, e magnificato il loro nome, colla promessa infallibile, che ivi avrebbe congregati molti servi divoti, quali colla loro esemplarità avrebbero accresciuta l’accidentale sua gloria in Paradiso; e ciò detto se ne andò a visitare li Santi Calocero, e Secondo ditenuti nella Torre rossa.
Ed intanto gli Apostoli disegnarono in esso campo la pianta di un Monastero famoso, che ivi col tempo fabbricar doveasi, come si vedrà in appresso avverato, e soggiunsero, che per riverenza di quel luogo essi sarebbero sempre stati protettori della Città d’Asti, e di tutti coloro, che ivi con fervore di spirito si sarebbero al Signore raccomandati, indi gli ordinarono di pubblicare la veduta apparizione, e procurasse fosse fabbricata una Chiesa sì, e come veduto avea disegnarsi le fondamenta: ma il semplice, e timorato contadino quasi alienato da’ sensi se ne rimase immobile per qualche tratto di tempo a contemplare gli stupori della visione, e ricuperati i sensi, e titubando tuttora sulla realtà d’essa visione non sapea persuadersi come a persona sì idiota, come esso era, venisse comunicata una sì segnalata visione, e venisse destinato a promulgare un sì portentoso prodigio, non sapendo, che quel Dio che domuit mundum non ferro, sed ligno in ogni tempo suole eleggere persone dozzinali, ed abbiette per mandare a compimento li più alti, ed importanti interessi del suo celeste Reame.
E perchè (sentissi a dire dal Principe degli Apostoli) tu conosca doversi da te scacciare li vacillanti pensieri sulla realtà della visione, e ti assicuri dell’assistenza divina in questo sì grande affare, e gli uomini prestino fede alle tue testimonianze, dimani vedrai a perfetta maturità biondeggiare le spighe di quell’avena, che ora spargi affaticato: dimani in questo campo raccoglierai in abbondanza il desiato frutto de’ tuoi odierni sudori, e ciò ti servirà di mallevadore infallibile per contrassegnare la verità delle tue parole, la sicura evidenza de’ tuoi non mentiti attestati, ed ecco infatti nel giorno vegnente il tutto avverato.
Divolgata la predetta visione, a gran folla concorrevano le persone in quel luogo ad essere spettatrici dell’operato portento con molta divozione, porgendo al Supremo Ente lodi, e grazie: ed in progresso di tempo vi fu finalmente, giusta il designato modello, fabbricato un ampio Monastero sotto l’invocazione di Cristo Signor nostro, e suoi Apostoli: e l’Imperatore Costantino il grande disceso dalla Francia per le montagne di Susa, e sconfitto l’esercito del tiranno Massenzio, che nei contorni di Torino erasi accampato, e soggiogata essa Città si portò in Asti (scrive Rajmondo Turco) ed udito avendo più meraviglie, che nella Chiesa de’ Ss. Apostoli si vedevano, e si operavano per l’intercessione de’ medesimi, si portò in detta Chiesa, dove osservò anch’egli grandi prodigi, e segni maravigliosi, siccome egli stesso ne rendè testimonianza a S. Liberio, giunto che fu in Roma, ed in vicinanza di questa Città piamente da non pochi si crede essere apparsa in aria una splendidissima luce sopra il sole in forma di croce ad esso Costantino colla seguente iscrizione: In hoc vinces, come dice l’Abate D. Filippo Malabaila nella sua esortazione ai Cittadini d’Asti, e come appare dalla Bolla di S. Liberio, che gli riferì Costantino aver veduto in tale Chiesa prodigj, e segni maravigliosi: e finalmente crescendo sempre più la divozione verso esso santo luogo Liberio Sommo Pontefice, e Costantino Imperatore munirono il Monastero di ampie tenute, e rendite, e lo assegnarono alli Monaci Cassinensi, e fu eletto in Abate un certo Gioanni uomo venerabile per la Santità, e per lettere, che S. Liberio condotto avea seco da Roma, essendo venuto a visitare anche esso questo santificato luogo, quali Monaci esistettero per varj secoli sotto la regola di S. Benedetto con edificazione de’ Cittadini, e popolazioni vicine, sin a tanto che nelle lunghe, e calamitose guerre, a cui ne venne ne’ tempi di mezzo soggetta la Città d’Asti, vennero e la Chiesa, ed il Monastero rovinati, e distrutti. Perciò il Sommo Pontefice Giulio II trasportò alla Chiesa di S. Maria Nuova de’ Padri Canonici Regolari Lateranesi i tesori spirituali delle indulgenze, che all’antica Chiesa de’ Ss. Apostoli erano state concesse da molti Pontefici, aggregando, e soggettando alla Prelatura di Santa Maria Nuova il luogo, ove già erano la Chiesa, ed il Monastero ai Ss. Apostoli dedicati.
La pietà però degli Astesi volle, che sussistesse un monumento della grazia segnalata dal Signore compartita alla loro patria, epperciò per atto delli 14 luglio 1670 ricevuto dal notajo Boves venne stipulata una convenzione tra il Magnifico Consiglio di questa Città nel sindacato dell’Ill.mo Sig. Conte Pietro Alberto Massetti di Frinco, e Saluggia, ed il Monastero dell’Abazia di S. Maria Nuova, essendo Abate Don Giuseppe Maria Orzini di Torino, ed alla presenza di Secondo Ludovico Goja Podestà surrogato, dove l’intero Capitolo di quella Abazia, e Monastero accordò, e cedette alla Città il sito d’essa Cappella con piccola abitazione attigua, conferendole ogni autorità nella estensione di esse, dichiarando esso sito, e Cappella da edificarsi, per sempre propria della Città, e che potesse nominare un Cappellano, ed un Custode pel governo d’essa Chiesa, e per servizio dei Confratelli, e Consorelle della Compagnia del terzo Ordine de’ Ss. Apostoli, già dall’anno 1239 eretta nella rovinata Chiesa, il tutto come appare da particolari, e copiose indulgenze concesseli dalla Santità del Sommo Pontefice Innocenzo XI, come per suo breve Apostolico delli 28 giugno 1678, dove a verificazione dell’esposto si riferisce il principio: Sommario delle indulgenze perpetue concesse dalla Santità di N. S. Pontefice Innocenzo XI alla venerabile Confraternita eretta nella Chiesa campestre, sotto il titolo de’ Ss. Apostoli, e posta fuori, ed appresso le mura della Città d’Asti. E nell’anno 1696 consta, che furono stampate in questa Città per Secondo Vittorio Giangrandi altre particolari, e copiose Indulgenze concesse nuovamente dalla Santità del Sommo Pontefice Innocenzo XI a questa antichissima, e divotissima Compagnia.
Ed il giorno seguente, cioè li 15 luglio 1670, perintesasi tale convenzione per la nuova costruzione di detta Chiesa, molti divoti parrocchiani del borgo di S. Martino, ora detto di S. Rocco si offerirono pronti al travaglio d’essa Chiesa senza alcuna paga, e diedero principio ad un grande scavo di terreno per rinvenire le fondamenta, ed all’esempio di questi, s’infervorarono gli altri, così che nel termine di quell’anno fu ridotta a perfezione la Chiesa nella forma, che vedesi presentemente, e di tutto questo ne conserva memoria la seguente iscrizione, che pure si legge scolpita in essa Chiesa in una lapide di marmo come segue: caricamento di la:Page:Vita del glorioso martire s. Secondo (1823).djvu/66 in corso...