Viaggio sentimentale di Yorick (Laterza, 1920)/LII. La vittoria
Questo testo è completo. |
Traduzione dall'inglese di Ugo Foscolo (1813)
◄ | LI. La tentazione | LIII. Il mistero | ► |
LII
LA VITTORIA
PARIGI
Si, e allora... Voi, teste d’argilla fredda e tepidi cuori, potrete reprimere o mascherare le vostre passioni; ma rispondetemi: che colpa ha l’uomo s’egli le sente? e di che mai dovrà il suo spirito rendere conto al Padre degli spiriti, se non se del modo con cui si forza di governarle? Che se la natura, nel tessere la sua tela della benevolenza, v’ha intrecciate alcune trame di desiderio e d’amore, si dovrà dunque, per istrapparle, lacerar tutta quanta la tela?
— Flagella codesti stoici — diss’io nel mio cuore, — o grande Rettore della natura! flagellali! In qualunque luogo la tua provvidenza vorrà cimentare la mia virtú, a qual si sia repentaglio, in ogni frangente, concedi ch’io mi risenta de’ moti che ne derivano, e che mi sono propri com’uomo; e s’io li dirigo da uomo dabbene, mi confiderò in ogni evento nella tua giustizia, perché tu, mio Dio, ci hai creati; né ci siamo creati da noi. —
Com’ebbi finita la mia preghiera, porsi mano alla gentile fílle-de-chambre, e l’accompagnai fuori dell’uscio: né si parti mai dal mio fianco fino a tanto ch’io chiudessi e mi ponessi in tasca la chiave; e allora... Essendo omai, ma non prima d’allora ornai certissima la vittoria, le appiccai un bacio sopra una guancia, e la scortai sana e salva sino alla soglia dell’hôtel.