Viaggio sentimentale di Yorick (1813)/XXX

XXX. Parigi

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XXIX XXXI

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XXX. PARIGI


Per chi può difendere le proprie ragioni con l’eloquenza dell’equipaggio, e trionfare fragorosamente precorso da mezza dozzina di lacchè e da un pajo di cuochi — Parigi è un’ottima piazza d’arme — ed ei potrà campeggiarla quanto è lunga e larga a sua posta.

Un povero principe mal armato di cavalleria, e la cui fanteria non oltrepassa un pedone, farà saviamente, cedendo il campo, e segnalandosi, purché egli possa salirvi, nel gabinetto — salirvi — da che non vi si scende come mandati dal cielo dicendo: Me voici, mes enfans! — Eccomi per quanto parecchi sel credano1.

[p. 84 modifica]Confesso che non sì tosto fui tutto solo nella camera dell’hótel, le adulatrici speranze che mi scortavano sino a Parigi fuggirono a un tratto umiliate. Io m’accostava con gravità alla finestra vestito del mio polveroso abito nero, e osservando da’ vetri, io vedeva gran gente a drappelli che in panni gialli, verdi ed azzurri correvano l’arringo del piacere — i vecchi con lance spezzate, e con elmi che aveano perduta omai la visiera — i giovani con armatura sfolgorante d’oro tersissima, lussureggianti d’ogni più gaia penna d’oriente — e tutti — tutti — emulando i cavalieri incantati, che ne’ torneamenti del buon tempo antico armeggiavano per la gloria e l’amore.

E gridai: Ahi povero Yorick! e che puoi tu far qui? alla prima tua prova in questa splendida giostra tu se’ ridotto subito al niente — ricovrati — ricovrati in uno di que’ tortuosi viali che un tourniquet2 suole proteggere dalla prepotenza [p. 85 modifica]de’ cocchi, e da’ raggi ardenti de’ flambeaux — e dove potrai conversare soavemente con una benigna grisette3 moglie di qualche barbiere, e accomodandoti a quelle modeste brigate, consolare in pace l’anima tua —

— Possa io morire se mi ci accomodo! così dicendo, cercai la lettera ch’io doveva presentare a madame de R*** — E per prima cosa visiterò questa dama. Chiamai La Fleur perchè andasse immediatamente per un barbiere — e tornasse a spazzolarmi l’abito nero.

Note

  1. Intendi: Che se tu sei povero e vano, non dei gareggiar pubblicamente co’ ricchi, bensì comperarti la loro privata conversazione a prezzo d’ossequio, da che, malgrado il tuo ingegno, non si degneranno di stare mai teco a tu per tu — Ma l'autore al cap. lxii ti spiegherà più liberalmente questo periodo alquanto enigmatico.
  2. Quell’arganello piantato ne’ capi d’alcuni sentieri de’ passeggi pubblici affinchè non vi passino che i pedoni.
  3. «La Dea d’Amore ha in tutte le città capitali tre ordini di sacerdotesse: le Matronali; le Plebee; e le Volgari. E quelle del secondo ordine, che Yorick chiama col vocabolo parigino grisettes, apprestano, secondo la moda, i fiori e le ghirlande per l’ara; e i vezzi, i veli, i trapunti, i profumi per le sacerdotesse matronali, le quali raccolgono le offerte più ricche de’ sacrificanti alla Dea, e soprantendono alle vittime massime». — Did. chier. liber memorialis lib. iii n. 23.