Viaggio intorno alla mia camera/Capitolo XXXIV
Questo testo è stato riletto e controllato. |
Traduzione dal francese di Giuseppe Montani (1824)
◄ | Capitolo XXXIII | Capitolo XXXV | ► |
CAPITOLO XXXIV.
La caduta della mia sedia di posta ha reso al lettore questo servigio di raccorciargli il mio viaggio una buona dozzina di capitoli; poichè rialzandomi io mi trovai rimpetto e vicinissimo al mio scrittoio, nè fui più in tempo di far riflessioni sugli altri quadri, che avrebbero potuto allungare le mie escursioni pittoriche.
Lasciando dunque a destra i ritratti di Raffaello e della sua amata, il cavaliere d’Assas e la pastorella dell’Alpi, e volgendosi a manca dalla parte della finestra si scopre il mio scrittojo: è il primo oggetto e il più notabile che si presenti agli occhi del viaggiatore, tenendo la via pur ora indicata.
Sorge sovr’esso una scanzietta, che serve di biblioteca; — e sulla scanzietta un busto, che termina la piramide; e tutt’insieme forma il principale abbellimento del paese.
Tirando il primo cassettino a destra, ritrovasi un calamajo, carta d’ogni specie, penne belle e temperate, ceralacca da suggellare. — Tutto ciò darebbe voglia di scrivere all’essere più indolente. Io sono certo, mia cara Jenny, che se tu venissi per caso ad aprire questo cassettino, risponderesti alla lettera, che ti scrissi l’anno passato. — Nel cassettino corrispondente giacciono ammucchiati e confusi i materiali della tenera istoria della prigioniera di Pinerolo, che voi leggerete ben presto, miei diletti amici.
Fra questi due cassettini è uno sfondo, ov’io getto le lettere di mano in mano che le ricevo. Le più vecchie stanno disposte, secondo le loro date, in più pacchetti, le nuove alla rinfusa. Alcune non avranno meno di un decennio, ed altre sono del tempo della mia prima gioventù.
Che piacere il ritornare in queste lettere ai più cari momenti dell’età migliore, ai giorni felici che più non rivedrò!
Ma come il mio cuore si gonfia, come gode tristamente quando i miei occhi percorrono le linee tracciate da un essere, che più non esiste! Son questi pure i suoi caratteri — con cui egli mi apriva l’animo suo — e mi confermava il suo amore; — e null’altro più mi resta di lui.
È raro, s’io pongo mano in questo sfondo, che più me ne distacchi per quanto è lungo il giorno. Così il viaggiatore traversa rapidamente alcune provincie d’Italia, facendo superficiali osservazioni, per istarsi in Roma lo spazio d’interi mesi. — Tale sfondo è la più ricca vena della miniera, che vo lavorando. Qual cangiamento nelle mie idee e ne’ miei sentimenti! Qual differenza ne’ miei amici, quand’io li paragono a sè stessi in epoche differenti! Noi eravamo un tempo mortalmente agitati da cose, che or più menomamente non ci commovono! Riguardavamo, come una grande sciagura, un avvenimento... — ma il fine della lettera manca, l’avvenimento è del tutto obbliato, nè io saper posso di che si trattasse. — Mille pregiudizj ci assediavano la mente; il mondo e gli uomini ci erano totalmente sconosciuti. Ma, nel tempo istesso, qual calore nella nostra corrispondenza! quale intimità! qual fiducia reciproca senza limiti!
Noi eravamo felici pei nostri errori; — ed ora, — oh come le cose si cangiarono! fummo costretti a leggere, come gli altri, nel cuore umano; — è la verità, cadendo in mezzo a noi come una bomba, distrusse per sempre il palazzo incantato dell’illusione.