Viaggio intorno alla mia camera/Capitolo XXXII
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Traduzione dal francese di Giuseppe Montani (1824)
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CAPITOLO XXXII.
Ma permettetemi, signori, di domandarvi se vi divertite ancor tanto al ballo ed ai teatri? — Per me, vi confesso, da qualche tempo le assemblee numerose mi ispirano un non so qual terrore. — Sono in esse assalito da un sogno sinistro. — Invano mi sforzo di cacciarlo, che sempre esso torna con quello d’Atalia. — Forse perchè l’anima preoccupata di nere idee trova per tutto soggetti di tristezza; — come uno stomaco viziato converte in veleno gli alimenti più sani. — Checchè ne sia, ecco il mio sogno. — Quand’io mi trovo tra una folla d’uomini amabili e carezzevoli, che danzano, che cantano, che piangono — alle tragedie; che non esprimono se non gioja, schiettezza, cordialità, io dico a me stesso: — se in questa gentile assemblea entrasse improvviso una tigre, un orso bianco, un...; e montando all’orchestra gridasse con voce furibonda: «Sventurati mortali! ascoltate la verità che vi parla per mia bocca: voi siete oppressi, tiranneggiati, infelici; voi vi annojate; — uscite, su via, di questo letargo.
«Voi, suonatori, cominciate dal rompervi in capo i vostri istromenti, ciascuno s’armi d’un pugnale; più ormai non si pensi a divertimento nè a festa; correte per le file, scannate quanti vi si presentano; le donne istesse non temano di bagnare le loro mani nel sangue.
«Uscite, voi siete liberi: sbalzate il vostro re dal suo trono, e il vostro Dio dal suo santuario».
Ebbene ciò che il tigre o l’orso bianco ha detto, quanti uomini amabili l’eseguiranno? — Quanti forse vi pensavano prima ch’egli entrasse? Chi ’l sa? — Forse che non si danzava, a Parigi cinque anni sono? —1.
Gioannetti! chiudi le porte e le finestre. — Io non voglio più veder la luce; nessuno entri nella mia camera; — mettimi la mia sciabola vicina; — esci tu stesso, e più non ricomparirmi davanti.
Note
- ↑ Questo libretto sembra dunque scritto verso il 1796.