Viaggio intorno alla mia camera/Capitolo XXXI
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Traduzione dal francese di Giuseppe Montani (1824)
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CAPITOLO XXXI.
Ho voluto dire nel mio viaggio alcuna cosa di tanti infelici, poichè l’idea della loro miseria è spesso venuta a distrarmene. Talvolta, colpito dalla differenza del loro stato e del mio, arrestava a un tratto la mia sedia di posta, e la mia camera mi parea oltremodo ornata. Qual lusso inutile! Sei seggiole! due tavolini! uno scrittojo! uno specchio! Qual vana pompa! Il mio letto in ispecie di color rosso e bianco, le due mie coltrici mi pareano sfidare la magnificenza e la mollezza de’ sultani dell’Asia. — Tal pensiero mi rendea indifferenti i piaceri a me vietati. E di riflessione in riflessione il mio accesso di filosofia diveniva tale, che ove pure vi fosse stato un ballo nella camera vicina, ove pure vi fossi stato chiamato dal suono dei violini e delle chiarine, non avrei mosso un passo. — Avrei potuto udire colle due orecchie la voce melodiosa di Marchesi, quella voce che mi ha così sovente rapito a me medesimo, nè mi sarei punto commosso: — ben più avrei potuto mirare colla massima calma la più bella donna di Torino; Eugenia stessa, abbigliata da capo a piedi per mano di madamigella Rapoux. — Questo per altro non è ben sicuro.