Viaggio intorno alla mia camera/Capitolo XXX
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Traduzione dal francese di Giuseppe Montani (1824)
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CAPITOLO XXX.
Chi presumesse giudicare d’una città dal capitolo precedente s’ingannerebbe a partito. Ho parlato de’ poveri che vi si trovano, de’ loro gridi lamentevoli, e dell’indifferenza d’alcuni a lor riguardo; ma nulla ho detto di tante persone caritatevoli, che donano, mentre l’altre si divertono, che si alzano col primo albóre e vanno a soccorrere l’infortunio, senza testimonj e senza ostentazione. — Io per altro non devo passar ciò sotto silenzio: — debbo scriverlo sul rovescio della pagina, che vorrei potesse leggersi dall’universo.
Dopo aver divisa la loro fortuna coi loro fratelli, dopo avere versato il balsamo ne’ cuori ulcerati dal dolore, mentre il vizio ormai stanco prende riposo su morbide piume, vanno quelle pietose persone ad offerire a Dio nel suo tempio preci e ringraziamenti pei suoi beneficj. La luce della lampana solitaria combatte ivi ancora quella del dì nascente; ed esse già sono prostese al piè de’ suoi altari: — e l’Eterno, sdegnato della durezza e dell’avarizia del resto degli uomini, ritiene i fulmini già presti ad uscirgli di mano.