Viaggio in Dalmazia/Del Corso del fiume Kerka, il Titius degli antichi/9. Voci popolari in fatto di Mineralogia dalmatina

9. Voci popolari in fatto di Mineralogia dalmatina

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9. Voci popolari in fatto di Mineralogia dalmatina
Del Corso del fiume Kerka, il Titius degli antichi - 8. Della Città di Scardona, e d'alcuni tratti d'antichi Scrittori, attinenti alla Mineralogia della Dalmazia Del Contado di Sibenico, o Sebenico
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§. 9. Voci popolari in fatto di Mineralogia Dalmatina.

Ad onta però di queste testimonianze, che in più d’una persona coltivarono la speranza di rinvenir tesori, io non posso darmi ad intendere, che ne’ monti, che sorgono lungo il lido della Dalmazia propriamente detta, vi sieno Miniere d’oro, o d’argento; eglino non ànno verun carattere di monti minerali. Forse la mediterranea montagna di Promina, dove la Città di Promona era situata, è ricca di Miniere, come alcuni Scrittori Dalmatini assicurano. Io non l’ò peranche colla necessaria diligenza, e in ogni sua parte visitata: ma sospetto, che il nome della montagna possa aver fatto inganno ai Dalmatini, pell’apparente analogia, ch’egli à colle Miniere, quantunque originariamente sia forse derivato a prominendo. M’era stato detto, che il fiumicello Hyader, ora dalle rovine della Città vicina chiamato Salona, porti seco dalle origini sue nell’uscire arena non affatto priva di pagliuzze d’oro; e mi fu anche [p. 130 modifica]asserito, che alcuni poveri abitanti delle di lui rive ne avevano sovente fatto qualche picciola raccolta; ò cercato di chiarirmene, e mi sono chiarito che non è punto vero. Ò anche udito raccontare da parecchie persone, e trovato scritto in alcune memorie della Provincia, da me tolte alla polvere, e alle tignuole, che sopra Sibenico nel luogo detto Suhidolaz, v’à una ricca Miniera di Mercurio: ma questo è falso di pianta, e non può essere altrimenti. Le mie ricerche sino ad ora non mi condussero molto innanzi in questo proposito. Così all’oscuro come sono ancora della minuta Topografia di questo vasto Paese, di cui ò scorso una parte solamente, io penderei però a credere, che Miniere considerabili, e preziose non si trovassero nelle montagne calcaree aggiacenti al mare, nè lungo le valli bagnate dalla Kerka, e dalla Cettina. Più addentro erano probabilmente le Miniere antiche; e i confini della Provincia più addentro di fatti stendevansi. S’egli è vero, che nella rena del Fiume di Travnik in Bossina, trovinsi delle pagliuzze d’oro, sarebbe peravventura da cercare lungo il corso di esso, e intorno alle sorgenti l’abbondante Miniera, di cui parla Plinio. Non so se quello sia il medesimo Fiume, dal di cui letto a quindici miglia dalla Città di Travnik, sorge con impeto una fonte d’acqua acidula, alzandosi considerabilmente sopra la superfizie dell’acqua corrente. Mi fu detto, che di quest’acqua usano i Bossinesi per cacciare la febbre terzana; che messa in vasi, e trasportata si turba, e depone un sedimento ferrugginoso, ec. La Bossina, per quanto si può congetturarne dalle relazioni de’ nostri, che vi praticano, è ben provveduta di montagne minerali; dicesi che abbia ricche Miniere d’argento; e ’l luogo, dove si trovano, ne porta il nome di Srebrarniza, che suona paese, o terreno argenteo, così detto dalla voce [p. 131 modifica]Srebro, che argento significa in tutti i dialetti della lingua Slavonica. Io ò avuto un esemplare di quella Miniera, che somiglia all’argento nativo del Potosì. Egli è in fogliuzze simili al musco, e trovasi combinato col puro Quarzo gialliccio, senza punto mescolarvisi. Molte altre cose appartenenti alla Storia Fossile della Bossina, mi furono raccontate: ma io non credo opportuno il rendervene conto sull’altrui fede. So per isperienza quanto stia bene una prudente incredulità in fatto di Storia Naturale.

Se i minuti dettagli, ne’ quali sono entrato, vi fossero sembrati nojosi, spero che non vorrete rimproverarne l’Amico vostro. Voi certamente credete, come io medesimo ò creduto sempre, che la precisione esatta sia la qualità migliore, cui possa avere un Osservatore, che si proponga il bene Nazionale, nell’indicare i luoghi bisognosi di coltura, e l’avanzamento della Scienza Naturale, nel descrivere le produzioni della gran Madre Maestra. Oltre questi oggetti, io ò stimato benfatto ne’ miei viaggi Dalmatici, di prefiggermi anche la rettificazione degli Scrittori, che ànno preso qualche sbaglio nel parlare di queste contrade; ed ò avuto in vista il maggior comodo de’ viaggiatori, nell’indicare le voci popolari riconosciute false. Non ò poi creduto di dover ommettere affatto i residui d’antichi stabilimenti, quantunque il farne memoria più all’Antiquario, che al Naturalista appartenga; e tanto meno ò voluto trascurarli quanto più deggiono servire a riformare l’idee, che si ànno comunemente fra noi in proposito della Dalmazia, dove non si sarebbero piantate tante Colonie Romane, se fosse quell’orrido paese, che vien dipinto.

Abbenchè io conosca abbastanza la poca forza d’un libro, e la grandissima delle prevenzioni, e delle [p. 132 modifica]circostanze, vi confesserò, che provo nel mio segreto una sorte di compiacenza nel pensare, ch’è fra i possibili, che il mio viaggio arrechi qualche benefizio alla Nazione Dalmatina, se non adesso immediatamente, almeno coll’andare degli anni. Mi crederei il più fortunato di tutti i viaggiatori, se prima di finir d’esistere su la nostra Terra potessi esser convinto d’aver esistito utilmente.