Viaggio da Milano ai tre laghi Maggiore, di Lugano e di Como e ne' monti che li circondano/Capo VIII

Capo VIII. Valli Antigorio e Formazza

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CAPO VIII.

Valli Antigorio, e Formazza.


Il viandante, che da Domo o da Crevola s’avvia in Francia o nella Svizzera, prenderà la via della val di Vedro; ma l’indagatore delle cose geologiche proseguirà sino alle vette dei monti contro il corso della Tosa, per [p. 98 modifica]vedere ora i lavori lenti e quieti, ora gli sconvolgimenti della natura.

La valle poco al di sopra cangia nome, e dicesi valle Antigorio. Si lascia a destra Monte-Crestese, terra che ha esposte a mezzodì le amene sue vigne, sotto alle quali corre il torrente Lisogno. La Tosa per qualche tratto scorre placida sur un piano quasi orizzontale, sinchè vedesi in quel luogo, ove si riuniscono i due rami ne’ quali erasi divisa nella valle superiore, cadere precipitosa, essendosi scavato, a così dire, un pozzo cilindrico. Sopra questa caduta si passa un ponte altissimo, senza sbarre, e non senza pericolo.

Si sale a lato della cascata, e si viene a S. Marco, e quindi, tragittando il fiume, a Ponte-Maglio, che gli antiquarj chiamano Pons Manlii, dal console Manlio. A sinistra si vede Oira ed altri paesucci.

La via conduce a Crodo presso ad una valletta che sembra essere stata altre volte un lago; e di fatto ai tempi di monsig. Bescapè eravi una chiesuola chiamata S. Martino co-de-lago (capo di lago). A mezza lega dal ponte verso O. v’è un filone di marchesetta aurifera, entro ganga di quarzo nella roccia micacea. Un simil filone v’è più in alto, a fior di terra.

Si passa quindi a Feriolo, e di là a Cravegna, paese noto per essere stato patria [p. 99 modifica]d’Innocenzo ix, il cui padre, essendo da giovanetto andato, come far sogliono tuttavia gli abitatori di quelle sterili montagne, ad esercitare il mestiere del facchino in Bologna, sostituì il soprannome di Facchinetto al cognome Della-noce, proprio della sua famiglia.

Si sale quindi a Baceno, ove due torrenti, ambedue col nome di Tosa, s’uniscono. A sinistra si sale a Croveo, indi ad Osso, Casa del Gallo e Villa de’ Ponti, e di là in val di Rodano. A destra vassi a Premia. Abbonda dappertutto lo scisto o talco granatifero; ma qui trovansi i più grossi granati nella parrocchia di S. Michele. Alcuni hanno più d’un pollice di diametro.

Piè-di-latte è l’ultimo paese in cui si veggono vigne. Qui cominciano i graniti. Per una ripida strada si sale in val Formazza, ove guai a chi si fida sulle provvigioni degli alberghi, poichè non vi si fa pane che una volta all’anno; e poichè pur qui si parla tedesco, pare che appunto la valle Formazza sia a valle Antigorio quello che valle Macugnaga è a valle Anzasca, e che dall’alto, anzichè dal basso, siane venuta la prima popolazione.

Si sale quindi a S. Rocco. Qui il naturalista fermasi a guardare il granito venato a strati regolari e orizzontali, i quali hanno [p. 100 modifica]da 10 a 60 piedi d’altezza, e ben trecento piedi in lunghezza: esso ha delle vene di spato d’alcuni pollici, e facilmente si fende, cosicchè s’adopera a coprir tetti, come un’ardesia tegolare; e sen potrebbero anche cavare degli obelischi uguali agli egiziani, se potessero di colà trasportarsi. Un pittore ivi trova una delle più vaghe e variate romanzesche scene che figurar mai si possa.

S’ascende poi a un villaggio detto il Passo, e quindi viensi a Fopiano per angusto sentiere, presso a graniti stratificati, e a massi enormi staccati, sur un de’ quali è costruito un piccol forte, lasciando intanto a sinistra una bella cascata. Osservisi, cammin facendo, un fenomeno non raro nei graniti, cioè che alcuni massi si sfogliano a sottili strati, talora anche concentrici, se il masso è di figura convessa; il che devesi non solo all’azione esterna dell’aria, dell’acqua e del sole, ma all’essersi indurata l’esterna superficie prima della parte interna, onde quella da questa dovè staccarsi.

Da Fopiano, ove veggonsi gli ultimi noci, si sale a Formazza, paese che dà il nome alla valle, e da cui si può, volgendo a destra, passare in val Maggia. Per andarvi si varca, per assai incomoda via, una vetta detta la Forca del Bosco, per distinguerla dalla Forca più elevata di cui parlerassi; e di discende [p. 101 modifica]a Bosco, Gerentino e Cevio. Ma la strada di val Formazza entra qui in un bosco di pini, e lascia abbasso la Tosa in un profondo gorgo. Formazza, detto in tedesco Pomat, è a 648 tese sopra il livello del mare. S’arriva dopo tre quarti d’ora a Frua, ove una magnifica cascata del fiume di 600 piedi d’altezza presenta de’ vaghissimi accidenti. Per una via a zigzag, tagliata nello scoglio medesimo da cui la Tosa precipita, si sale nella valle superiore. Qui finiscono i graniti venati. Ivi congiungesi al ramo principale un torrente che dà il nome di val Tosa alla valle per cui viene, e per la quale, varcando la vetta, si passa in val Leventina.

Continuando dirittamente al nord il cammino, per una ripidissima salita, giugnesi alle vallette superiori, ove son le capanne per l’estivo soggiorno delle mandre e dei pastori. Veggonsi qui gli ultimi larici, ma piccioli e meschini. Si tragitta il fiume, e si sale a Morast, valle più elevata, ove sono altre capanne pastoreccie. Il monte che vedesi a nord-ovest è di scisto in istato di decomposizione, e di color di ruggine, indizio di sostanze minerali. Poco sopra perdesi il fiume, e corre sotto la neve ivi caduta per le vallanche da più alte vette; ma, oltrepassata la neve, si entra in un prato, che a state avanzata non invidia i più ricchi giardini; tanto son [p. 102 modifica]numerosi, variati e vaghi i fiori che lo smaltano. A fianco s’ha una roccia granatifera, a cui s’appoggia un marmo calcare. Dopo un altro angusto prato si passa sullo scisto stratificato a varj colori, sì che pare un panno rigato. S’ascende alla valletta ultima, e camminando sullo scisto, e su frantumi d’ardesia e anche calcari, una via alquanto pericolosa, si giunge al ghiacciaio di Gries, da cui la Tosa trae una delle sue sorgenti, altro ramo ricevendo da un laghetto. Prima del ghiacciaio si lascia a sinistra l’alpe di Betalmat, che dà il nome a buoni formaggi. Sulla vetta del Gries trovasi del gesso primigenio.

Da quella cima molte altre vette si vedono, e ’l naturalista, di colassù, volgendo in giro lo sguardo, osserverà, istruendosi, come quei monti dalla natura granitosa passano alla scistosa, serbando a un dipresso l’orizzontalità degli strati. La vetta a cui si sale ha 1223 tese sopra il livello del mare. Poco più al nord sta la montagna della Forca. Di là discendesi in val Leventina a destra, e nella valle del Rodano a sinistra.

Saussure, paragonando la val Formazza colla valle di Sciamonì, appiè del Monbianco, trova che la nostra, benchè non abbia l’imponente spettacolo de’ ghiacciai, e la vista del [p. 103 modifica]più grande de’ monti europei, pur ha un non so che di dolce e di pastorale che alletta, e più di quella di Sciamonì la rende piacevole.

Il sig. cav. di Robilant nel suo Saggio Geografico e Mineralogico1 dice che nella valle Antigorio vi sono de’ filoni di marchesetta aurifera, e n’indica il luogo, e ’l prodotto dell’oro per ogni centinaio di libbre di miniera, cioè:

onc. dan. gr.
A Corticcio S. Pietro rende 0. 3. 9.
Alla Scoperta della Binca 0. 2. 6.
Filone di Crudo 0. 1. 3.
Filone di Ugno 0. 0. 13.

Il nostro sig. cav. Pini ha trovato fra queste miniere de’ cristalli quarzosi trasparenti di forma romboidale.

D’altri prodotti fossili di questa valle si parlerà alla fine del Capo X.


  1. Mémoires de l’Acad. royale des Science: etc. de Turin pour len années 1784-5. Part. I, pag. 191.