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rosi, variati e vaghi i fiori che lo smaltano. A fianco s’ha una roccia granatifera, a cui s’appoggia un marmo calcare. Dopo un altro angusto prato si passa sullo scisto stratificato a varj colori, sì che pare un panno rigato. S’ascende alla valletta ultima, e camminando sullo scisto, e su frantumi d’ardesia e anche calcari, una via alquanto pericolosa, si giunge al ghiacciaio di Gries, da cui la Tosa trae una delle sue sorgenti, altro ramo ricevendo da un laghetto. Prima del ghiacciaio si lascia a sinistra l’alpe di Betalmat, che dà il nome a buoni formaggi. Sulla vetta del Gries trovasi del gesso primigenio.

Da quella cima molte altre vette si vedono, e ’l naturalista, di colassù, volgendo in giro lo sguardo, osserverà, istruendosi, come quei monti dalla natura granitosa passano alla scistosa, serbando a un dipresso l’orizzontalità degli strati. La vetta a cui si sale ha 1223 tese sopra il livello del mare. Poco più al nord sta la montagna della Forca. Di là discendesi in val Leventina a destra, e nella valle del Rodano a sinistra.

Saussure, paragonando la val Formazza colla valle di Sciamonì, appiè del Monbianco, trova che la nostra, benchè non abbia l’imponente spettacolo de’ ghiacciai, e la vista del