Versi editi ed inediti di Giuseppe Giusti/La Repubblica
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LA REPUBBLICA.
A PIETRO GIANNONE.
Non mi pare idea sì strana
La repubblica italiana
Una e indivisibile,
Da sentirmene sciupare
Per un tuffo atrabiliare
Il cervello, o il fegato.
Fossi re, certo, confesso
Che il vedermi intorno adesso
Balenare i popoli,
E sapere, affeddeddio!
Che codesto balenío
Significa — vattene,
Io vedrei questa tendenza,
A parlare in confidenza,
Proprio contro stomaco.
Pietro mio, siamo sinceri:
La vedrei mal volentieri
Anche, per esempio,
Se ogni sedici del mese,
Alla barba del Paese
Trottassi a riscuotere.
Non essendo coronato,
Non essendo salariato,
Ma pagando l’estimo;
Che mi decimi il sacchetto
O la Clamide o il Berretto,
Mi par la medesima.
Anzi, a dirla tale e quale,
Vagheggiando l’ideale
Per vena poetica,
Nella cima del pensiero,
Senza fartene mistero,
Sento la repubblica.
Ma se poi discendo all’atto
Dalla sfera dell’astratto,
Qui mi casca l’asino.
E gl’inciampi che ci vedo
Non mi svogliano del Credo;
Temo degli Apostoli.
Come! appena stuzzicato
Il moderno apostolato,
Pietro, ti rannuvoli?
Mi terrai sì scimunito,
Che grettezza di partito
Mi raggrinzi l’anima?
Oh lo so: tu, poveretto,
Senza casa, senza tetto,
Senza refrigerio,
Ventott’anni hai tribolato,
Ostinato nel peccato
Dell’amor di patria!
All’amico, al galantuomo,
Che sbattuto, egro, e non domo
Sorge di martirio,
Do la sferza nelle mani;
E sul capo ai ciarlatani
Trattengo le forbici.
Dunque, via, raggranellate
Queste genti sparpagliate
Tornino in famiglia.
Senza indugio, senza chiasso,
Ogni spalla il proprio sasso
Porti alla gran fabbrica.
E sia Casa, Curia, Ospizio,
Officina, Sodalizio,
Torre e Tabernacolo,
E non sia nuova Babelle
Che t’arruffi le favelle
Per toccar le nuvole.
Perchè, vedi: avendo testa
Di cercare a mente desta
Popolo per Popolo,
Ogni cura in fondo in fondo
Si rannicchia a farsi un mondo
Del suo Paesucolo;
E alla barba del vicino
Tira l’acqua al suo mulino
Per amor del prossimo.
La concordia, l’eguaglianza,
L’unità, la fratellanza,
Eccetera, eccetera,
Son discorsi buoni e belli;
Tre fratelli, tre castelli,
Eccoti l’Italia.
O si svolge in largo amore
Il gomitolo del cuore
(Passa la metafora),
E faremo in compagnia
Una tela, che non sia
Quella di Penelope:
O diviso e suddiviso
Questo nostro paradiso
Col sistema d’Hanneman,
Ottocento San Marini
Comporranno i Governini
Dell’Italia in pillole.
Se non credi all’apparenze,
Fa’ repubblica Firenze,
E vedrai Peretola.
E così spezzato il pane,
Le ganasce oltramontane
Mangeranno meglio.