Versi (Cattermole)/Intimità/Ultima festa
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ULTIMA FESTA
AD UN AMICO CHE MI REGALAVA UN PUGNALE
CON SOPRA INCISO IL MOTTO: Pax
NON vedo più davanti a gli occhi lassi
L’aurea danza de’ sogni e il ciel sereno;
Ne’l sentier buio, a rallentarmi i passi,
Non v’ha sirena che mi canti in seno.
Fredde, siccome d’invernale aurora,
Scorron de ’l tempo mio l’ore solinghe,
E un incredulo riso il labbro sfiora
Dinanzi a ’l giuoco de le altrui lusinghe.
Amico, vedi quella testa bianca
Che sotto il lume su ’l lavor si piega?
È l’ava mia, la vecchierella stanca,
Che, quando impreco, m’accarezza e prega.
E se appoggio a’l suo piè le chiome bionde.
Con parole d’amor strane e leggiadre
Ella ricorda e in un pensier confonde
L’infanzia mia, l’infanzia di mia madre.
Sacra testa canuta! E verrà giorno
Che posi anch’essa in qualche angolo ignoto:
Ed io, nata ad amar, guardando attorno,
Tutto avrò visto dileguar nel vuoto.
Diffusi allor ne la mia chiusa stanza
Nembi di fiori da ’l profumo acuto,
In un canto a la gloria e a la speranza
Volgerò a ’l mondo un ultimo saluto.
E secura in pensar che Dio perdona
Molto a chi molto lacrimò d’amore,
Del tuo pugnale io premerò la buona
Lama che scenda a darmi pace a ’l core.