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Intimità - Per certe strofe di ***

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PER CERTE STROFE DI ***


I


MI dicevan: Leggete, ei questi ha scritto
     Malinconici versi a voi pensando,
     Mentre il forte a sfogar cuore trafitto
     Canta le sue sventure a quando a quando.

Umile come quei che a nulla ha dritto,
     Poco più spera d’uno sguardo blando;
     E morrà, giura, solitario e afflitto,
     «Sorrisi, amplessi ed estasi» sognando.

Qual se innanzi mi fosse il vuoto immenso,
     Tacita io mi tenea con gli occhi fissi,
     Compresa da un superbo intimo senso.

Poi de ’l ventaglio mordendo la cima,
     Scrollai la testa lentamente e dissi:
     È roba dedicata ad una mima.

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II


PUR gran tempo non è ch’egli solea
     Con arte eletta modular un canto,
     Allor che assorta ne la stessa idea
     Fra un bacio e un motto io gli venia d’accanto.

Azzurreggiando da lontan fremea
     L’onda ridesta, il golfo era un incanto;
     Su i colli il sole un tono d’òr mescea
     De ’ palmizi e de i cedri a ’l ricco ammanto.

Or quel sogno dov’è? Chi v’ha dispersi,
     Vivi colori ed armonia gradita?
     Io per sempre ho d’intorno ombra e silenzio.

Egli raccozza i più grotteschi versi,
     Sfoghi de la sua musa inebetita
     Da l’orgie, da i bagordi e da l’assenzio.

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III


IL mio passato mi ritorna in mente
     Quando, sola, di me con me ragiono;
     Lo risveglia un profumo, un libro, un suono,
     Una vela che passa, un raggio, un niente.

Intanto penso: E lui, povero assente,
     Che forse neppur sa dove io mi sono,
     Mi maledice o invoca il mio perdono,
     Mentre ramingo va di gente in gente?

E sogna anch’ei com’io sogno la cara
     Fidata casa che non ha l’eguale,
     Dove è l’amor che vive oltre la bara?

Stolta ch’io sono! E cosa importa a lui
     Di nido, di famiglia e d’ideale,
     Fin che c’è vino e ci son donne altrui?

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IV


FORSE non è così perverso e abbietto
     Come egli stesso d’atteggiarsi ostenta,
     Forse gli piange l’anima scontenta
     In quel riso di cinico dispetto;

Forse gli sembra, ovunque abbia ricetto,
     La vita consumar stupida e lenta,
     Forse quel core un senso alto sgomenta
     Ne i sozzi baci d’un pagato affetto. —

Così penso di lui mentre talora
     Fantasticando a la mia casa torno,
     D’un bel tramonto su la placid’ora.

E fra simili sogni oh, Dio non faccia
     Che lo incontri giammai, perchè quel giorno
     Sento che a perdonargli apro le braccia.