Vera storia di due amanti infelici ovvero Ultime lettere di Iacopo Ortis (1912)/Lettera XXXIV
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LETTERA XXXIV
8 maggio.
«Ella non t’ama; e, se pur volesse amarti, nol può». È vero, Lorenzo...; ma, s’io consentissi a strapparmi il velo dagli occhi, dovrei subito chiuderli in sonno eterno, poiché senza quest’angelico lume la vita mi sarebbe terrore, il mondo caos, la natura notte e deserto. Anziché spegner le faci che aggiornano la prospettiva teatrale e disingannare villanamente gli spettatori, non è assai meglio calar del tutto il sipario e lasciarli nella loro illusione? — Ma se l’inganno ti nuoce? — Che monta, se il disinganno è mortale?
Una domenica intesi il parroco che sgridava i villani per lo smodato uso del vino. Egli frattanto non s’accorgeva che avvelenava a que’ meschini il conforto di addormentare nell’ebbrietá della sera le fatiche del giorno, di non sentir l’amarezza del loro pane bagnato di sudore e di lagrime, e di non pensare al rigore e alla fame che il vicino verno minaccia.