Vera storia di due amanti infelici ovvero Ultime lettere di Iacopo Ortis (1912)/Alcune memorie appartenenti alla storia di Teresa/Lettera V

Lettera V

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Alcune memorie appartenenti alla storia di Teresa - Lettera IV
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LETTERA V

15 agosto.

Ah! rimanti, Enrichetta, rimanti. Tu qui non verresti che troppo..., sií, troppo tardi. E vedranno adunque questi occhi un’altra scena lugubre, meno orribile, è vero, ma forse piú dolorosa e lagrimevole di quella di Iacopo!... Sia pur cosí! Ma tu certo affannosa mi domandi..., piangi... e giá prevedi la mia crudele risposta. Oh, dolce Enrichetta! Coraggio! Il ciel alfine si è mosso a pietá della sventurata Teresa..., egli la vuol render contenta..., ei te la toglie; e tu volontieri non gliela doni e consacri? Qual altra cosa è la vita se non un sogno, un inganno? Noi sciagurati! ci trasciniamo continuamente nel vortice di tutte le passioni, framezzo ad infinite noie e tormenti, colla speranza d’un bene, che sempre ci fugge, o, se arriva, è un rapido lampo, che ci lascia piú tristi ed infelici di prima!

La disgrazia d’Odoardo ha dato l’ultimo crollo alla salute di Teresa. Da quel momento non ebbe un’ora sola di riposo. Or con una debole voce chiama per nome il suo sposo, alza la testa come per vederlo, e poi la china sul guanciale con un forte sospiro. Or le par di mirare l’ombra dell’estinto giovanetto. So ben dirti che [p. 201 modifica] allor piú non vede o non sente che le atroci immagini del suo delirio ed i palpiti del suo cuore agitato: mille moti diversi di spavento, di pietá, d’amore e di ribrezzo alternamente la sconvolgono e la tormentano. Con quali grida penetranti non ferisce l’aria! di quanti nomi appassionati non chiama e prega ora lo sposo ed or l’amico! e con quai profondi sentimenti non si raccomanda all’Essere supremo!

Enrichetta! come i sogni e le illusioni di Iacopo dicevano il vero!... Come... Sento che alcuno mi chiama; e poi... davvero la tristezza m’illanguidisce la mano e mi fa cadere la penna.

Ore 11.

Qui sperasi vicina la libertá di Odoardo. Ma Teresa!... Dio mio! abbandonata dai medici, in seno della religione, circondata dai ministri del cielo..., ella sta per scendere a momenti nel sepolcro... La funerea candela è accesa! tutto suona di singhiozzanti querele, di bassi gemiti... Non piú! io non resisto...; le lagrime... Addio!

Mezzogiorno.

Consoliamoci, amica: che la di lei memoria sia benedetta e sacra... fra di noi! Ella fu un angelo vivendo, e Dio l’ha voluta per sé. Pregale pace..., Enrichetta..., pace!...



fine.