Vena
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Questo testo fa parte della raccolta XIII. Da 'Psiche'
XXV
VENA
La vena del sentir giá mi si rende
qual ò sott’aspra selce incognit’onila:
se non che ad or ad or ratto si fende
quella selce deserta ed infeconda;
e quant’era men vista e piú profonda,
balza la vena piú vivace e scende;
e, se fil d’erba o sterpo la circonda,
qualche larva di fior vita vi prende.
Però tu, vena de l’alpestre petto,
che m’invadi talor gli occhi e la guancia,
con avara saggezza in te ti chiudi.
Prodigar l’acque de l’interno affetto
non giova al mondo, che vuol riso e ciancia,
quando d’ira e di gloria i dì son nudi.