Vago fanciul, che fra le braccia stretto
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Questo testo fa parte della raccolta Ciro di Pers
III
IL BAMBINO
Vago fanciul, che fra le braccia stretto
de la mia dea, dal suo bel collo pendi,
e l’inesperta man scherzando stendi
or agli occhi or al labbro ed or al petto;
tu, di doglia incapace e di diletto,
tocchi il Sol, tratti il foco e non t’accendi,
siedi in grembo a la gioia e non l’intendi;
oh quanto per te provo invido affetto!
Deh, potess’io cangiar teco il mio stato;
che, possessor di sconosciuto bene,
sarei non infelice e non beato.
Giá ch’intero piacer qua giú non viene,
se ventura al gioir mi nega il fato,
mi negasse egli ancor senso alle pene!