Una serata d'inverno
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IV
UNA SERATA D’INVERNO
Dovunque io mova sospirando gli occhi,
spopolata è la terra e l’aer greve.
Stridemi il passo infido. E a larghi fiocchi
casca la neve.
5Quanta bellezza sotto lei si perde
di musiche, di raggi e di colori!
Ahi! come langue sulla terra il verde,
languono i cuori.
Fuggito è dalle labbra il dolce riso;
10si volgon l’ore desolate e corte;
pallido e senza lume è il paradiso,
come la morte.
Io, qui raccolto in solitaria cella,
al crepitar di quattro tizzi ardenti,
15io penso i giorni dell’etá piú bella
gioiti e spenti.
E dalla ricordante anima oppressa
sale il pianto negli occhi a poco a poco,
sin che tutto è silenzio, e anch’egli cessa
20d’ardere, il foco.
Oh! torni a noi la primavera e il sole,
la stagion dei sorrisi e della gioia:
coronati di rose e di viole
almen si muoia.