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200 vii - dalle «passeggiate solitarie»

IV

UNA SERATA D’INVERNO



     Dovunque io mova sospirando gli occhi,
spopolata è la terra e l’aer greve.
Stridemi il passo infido. E a larghi fiocchi
                    casca la neve.


     5Quanta bellezza sotto lei si perde
di musiche, di raggi e di colori!
Ahi! come langue sulla terra il verde,
                    languono i cuori.


     Fuggito è dalle labbra il dolce riso;
10si volgon l’ore desolate e corte;
pallido e senza lume è il paradiso,
                    come la morte.


     Io, qui raccolto in solitaria cella,
al crepitar di quattro tizzi ardenti,
15io penso i giorni dell’etá piú bella
                    gioiti e spenti.