Una ninfa gentil, leggiadra e bella
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XV secolo
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Questo testo fa parte della raccolta Opere (Lorenzo de' Medici)/III. Rime
xlviii
Sonetto fatto di Rimaggio a certi che vi s’erono trovati a far festa.
Una ninfa gentil, leggiadra e bella,
piú che mai Febo amasse o altro dio,
cresciuto ha co’ suoi pianti il fresco rio,
dove lasciata fu la meschinella.
Lí duolsi e spesso accusa or questa or quella
cagion del viver suo tanto aspro e rio:
poi che lasciò Diana, il suo disio
s’è vòlto ad ubbidir la terza stella.
E nulla altro conforta il suo dolore,
se non che quel che gli ha tanto ben tolto,
gli renda il desiato e car tesoro.
Sol nasce un dubbio, che quel tristo core
che al pianger tanto s’è diritto e vòlto,
pria non diventi un fonte o qualche alloro.