Una medaglia inedita del Museo di Brera

Solone Ambrosoli

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Una medaglia inedita del Museo di Brera Intestazione 30 novembre 2011 75% Numismatica

Questo testo fa parte della raccolta Rivista italiana di numismatica 1888
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UNA MEDAGLIA INEDITA


DEL


MUSEO DI BRERA





Fra le medaglie straniere del Rinascimento, custodite nelle collezioni o divulgate nei libri, ve ne hanno alcune che per più d’un carattere sembrano opera di qualche artista italiano.

La restituzione di tali lavori al loro vero autore presenta tuttavia difficoltà, non lievi, e spesso insuperabili per mancanza di notizie e di documenti. Non potendosi procedere che per via d’induzioni, accade talvolta che le ricerche si debbano poi arrestare davanti ad un enigma.

Ci pare ad ogni modo che convenga proporre questi enigmi agli studiosi, perchè altri, più fortunato, possa scioglierli a profitto della scienza.

[p. 472 modifica]Una di queste medaglie straniere che probabilmente sono lavoro di artista italiano, è la seguente:

Diametro mm. 65.

D/ ― HIERONYMVS FVGGER ÆTATIS SVÆ ANNO XVII
Busto a sinistra, a capo scoperto.

R/ ― DOMINVS CVSTODIT ME • M • D • XLVIIII
Un leone gradiente a sinistra, vezzeggiato da un bimbo che gli sta dinanzi. Nell’esergo: • I • V • T

Un bell’esemplare in bronzo di questa medaglia si conserva qui a Brera, fra le medaglie della Germania; un altro si trova nel Gabinetto Numismatico di Berlino; e finalmente una prova in piombo, del solo diritto, è nel Gabinetto di Monaco di Baviera.

Altri esemplari, oggi, non ne conosciamo, per quante ricerche abbiamo fatte presso cortesi colleghi1.

Tutti gli autori sono muti intorno a questa rarissima medaglia, trovandosene soltanto un cenno in due cataloghi2. [p. 473 modifica] Quantunque eseguita in onore di un tedesco, e, secondo ogni probabilità, eseguita in Germania, ci sembra fuor d’ogni dubbio che sia di lavoro italiano. L’aspetto generale, la stessa forma delle lettere, e sopratutto la vaghezza del rovescio lo dimostrano a chiare note. Infatti, i medaglisti tedeschi, eccellenti nei ritratti, non rivelano fantasia artistica nella creazione dei rovesci, che sulle loro medaglie rappresentano stemmi, simboli, vedute di città, oppure altri ritratti, o recano infine semplicemente (ed è caso comunissimo) una leggenda distribuita in varie linee. I gruppi di figure umane e d’animali, così frequenti nei rovesci dei nostri medaglisti del Rinascimento, sono quasi sconosciuti all’arte tedesca3.

I due cataloghi dei quali abbiamo parlato attribuiscono anch’essi la medaglia ad un artista italiano, a Iacopo da Trezzo, basandosi sulle iniziali I. V. T., che interpretano: Iacob von Trezzo. Ma, oltreché Iacopo da Trezzo firmava: iac. trezzo. f., — iac. trezo., — iac. trez., — iac. trici f., il lavoro del rovescio da noi descritto è affatto dissimile da quello delle medaglie di Iacopo da Trezzo. Infine, non ci consta in nessun modo che nell’anno 1549 questo artista si trovasse in Germania.

Esclusa dunque l’attribuzione a Iacopo da Trezzo, a quale altro medaglista italiano dovrà assegnarsi?

Se le iniziali I. V. T. indicassero (ciò che a prima vista parrebbe probabile) il nome dell’autore, questi [p. 474 modifica]sarebbe allora un nuovo medaglista sconosciuto da aggiungere ai Médailleurs Italiens dell’Armand. Ma prescindiamo per ora da queste iniziali, ed esaminiamo la questione sotto altro aspetto.

Anzitutto, qual è la persona in onore della quale fu eseguita questa medaglia? Un Fugger; — i Fugger erano d’Augusta, ed appartenevano ad una famiglia di negozianti che aveva saputo conquistarsi un posto più che onorevole in quella Atene tedesca.

Nel Sec. XVI, Augusta era la più importante città di commercio nella Germania meridionale, e divideva con Norimberga il vanto di essere intermediaria pel traffico dell’Italia col Settentrione, e dell’Oriente coll’Occidente. Le relazioni coll’Italia promossero lo sviluppo delle arti e delle scienze; e col favore delle enormi dovizie accumulate da’ suoi industriosi cittadini. Augusta divenne il centro della cultura tedesca.

In questo ambiente artistico e squisitamente civile, la famiglia Fugger teneva il primato per la ricchezza, per lo sfarzo, e per la protezione accordata generosamente alle arti ed alle scienze.

Il capostipite dei Fugger era stato un semplice tessitore del Sec. XIV; arricchitisi man mano colla mercatura, erano cresciuti di potenza, si erano imparentati colle più nobili famiglie, ed erano stati ascritti essi stessi alla nobiltà dall’imperatore Massimiliano.

Ma fu ai tempi di Carlo Quinto che la famiglia Fugger raggiunse il colmo del proprio splendore. Quando, nel 1530, l’Imperatore tenne la Dieta di Augusta, alloggiò nella magnifica casa di Antonio Fugger, padre (come vedremo) del nostro Gerolamo. Nello stesso anno, Carlo V elevò Antonio e suo fratello Raimondo alla dignità di conte, diede loro Kirchberg e Weissenhom in proprietà ereditaria, conferì loro la giurisdizione [p. 475 modifica]principesca, e più tardi, nel 1535, anche il diritto di batter moneta d’oro e d’argento4.

I Fugger, come si è detto, erano mecenati liberalissimi d’ogni arte e d’ogni scienza, possedevano preziose collezioni di libri e di oggetti artistici, le loro case ed i loro giardini erano capolavori di architettura e modelli del gusto dominante. Non meno grandiosa era la loro filantropia; basti il ricordare che nel 1519 un Giacomo Fugger aveva comperato molte case in un sobborgo di Augusta, le aveva fatte demolire, ed aveva fatto costrurre al loro posto tutto un quartiere di casette, affittandole ai cittadini meno ricchi, verso una tenue pigione. Questo quartiere, che fu chiamato la Fuggerei, come sarebbe a dire «la Fuggheria», si è conservato sino ad oggi: ha la propria chiesa, le proprie porte, sei vie, e consta di 53 casette con 106 appartamenti che si danno in affitto per una mitissima pigione a cittadini cattolici poveri. Anche Antonio Fugger ed i suoi figli fondarono molte altre istituzioni di beneficenza.

Antonio, alla sua morte, avvenuta nel 1560, lasciò una sostanza di molti milioni in denaro ed oggetti preziosi, oltre ai beni stabili che possedeva in tutti i paesi d’Europa e nelle due Indie. A lui risale la linea detta di Antonio, della Casa Fugger. Tre suoi figli. Marco, Giovanni e Giacomo, furono rispettivamente i capostipiti dei tre rami detti di Nordendorf, di Kirchheim, e di Wöllenburg. L’altro figlio, Gerolamo, è quello rappresentato sulla nostra medaglia; non prese moglie, e la sua vita è compendiata come segue, nelle cronache manoscritte della Casa Fugger, conservate nell’Archivio Fugger ad Augusta: [p. 476 modifica]Der Wolgeborn herr Iheronimus Fugger Freyherr zu Kirchperg vnnd Weissenhorn wardt ain Ehelicher Sohn Vorgemelts herrn Annthoni Fuggers vnnd frawen Anna Rehlinger. Der ist geborn Ano 1533 auf 13 November, vnnd er ist durch seinen herrn Vattern mit seinen preceptoriis in den Teitschlanden, Ittallia, Franckhreich vnnd Hispania in allen gueten Kunsten ertzogen worden vnnd als sein herr Brueder, herr Marx Fugger Anno 73 auf 15 September gch. Wyen zich.n woellen, vnnd Ime gedachter sein Brueder Ieronimus das glaidt biss gehn. Oberdorff auf das Schloss geben vnnd sich zu Nacht die letze zimblich mit einander gedrunckhen, hat in der gwalt gottes gedroffen, Alda er aitch seeligklich inn Gott verschiden vnd zue Babenhaussen in seines herrn Vatters begrebnus begraben worden.

(“L’illustrissimo Sig. Gerolamo Fugger, Barone di Kirchberg e Weissenhorn, era figlio legittimo del sullodato Sig. Antonio e della signora Anna Rehlinger. Nacque nell’anno 1533, addì 13 novembre, e venne fatto educare in tutte le buone discipline dal suo signor padre, per mezzo de’ suoi precettori, in Germania, in Italia, in Francia ed in Ispagna. E trovandosi il suo signor fratello, Sig. Marco Fugger, il 15 settembre 1573, in procinto di recarsi a Vienna, e avendolo il sullodato suo fratello Gerolamo accompagnato sino al castello presso Oberdorf, e quella notte avendo bevuto alquanto assieme per solennizzare la partenza, fu colpito d’apoplessia, talché spirò beatamente in Dio e fu sepolto a Babenhausen nella tomba del suo signor padre.”) [p. 477 modifica] Oltre a questi documenti, l’Archivista Dr. Dobel ebbe la cortesia di comunicarci queste altre notizie biografiche, desumendole dagli atti custoditi nell’Archivio: “Gerolamo Fugger non si curava nò di commercio né dell’amministrazione dei beni, si occupava invece di studi, oppure viaggiava; per qualche tempo ebbe intenzione di farsi sacerdote, talché spesso lo si chiama das Pfäfflein, il pretino. Nell’anno 1562 stipula coi suoi tre fratelli. Marco, Giovanni e Giacomo, un patto, a termini del quale egli rinuncia in loro favore, contro un vitalizio di 15000 fiorini, all’eredità paterna e fraterna; nel caso tuttavia che egli si ammogliasse, e lasciasse discendenti maschi e laici, competerebbe a costoro una somma di 100 mila fiorini. Dopo ciò egli si recò in Italia e per tre anni non diede notizia di sé. Nel 1565 annunciò da Bologna ai suoi fratelli ch’era in procinto di sposare una Porzia Malvezzi. Il matrimonio però non ebbe luogo, anzi ne derivò un processo intentato dai Malvezzi ai Fugger5, processo che finì per la morte improvvisa di Gerolamo, il quale era stato richiamato e trattenuto in Germania dai suoi fratelli”.

In base a questi dati intorno alla vita di Gerolamo Fugger, dobbiamo concludere che la nostra medaglia è stata eseguita nel periodo di tempo fra il 13 novembre e la fine di dicembre del 1549, altrimenti non vi sarebbe concordanza fra il diritto ed il rovescio. Nel diritto infatti è rappresentato Gerolamo Fugger “nel suo decimosettimo anno”, nel rovescio si legge la data “M.D.XLVIIII”.; ora, il nostro giovinetto non era entrato nel suo decimosettimo anno che il giorno 13 novembre dello stesso 1549. [p. 478 modifica] L’ipotesi più naturale è poi che la medaglia sia stata lavorata in Augusta medesima, anche perchè, se fosse stata eseguita altrove, non si sarebbe probabilmente omesso di aggiungere al nome dell’adolescente l’indicazione di Augustanus od altra simile.

Queste circostanze, aggiunte ad altre, ci avevano suggerito dapprima di attribuire la medaglia a Leone Leoni6. Questi infatti, come risulta dalle date di alcune sue lettere pubblicate nella splendida opera del Sig. Plon, si trovava appunto ad Augusta sul principio di dicembre del 1549, e vi si trattenne certamente più del tempo necessario per modellare una medaglia.7

Quanto al pregio del lavoro, si riconoscerà che, se il diritto della medaglia di G. Fugger, pure essendo egregiamente modellato, non presenta nulla di notevole trattandosi di un semplice ritratto di giovinetto, il rovescio è una composizione graziosissima, [p. 479 modifica]degna di qualunque più grande artista8. Non sarebbe stato quindi assurdo l’attribuirlo a Leone Leoni, dacché certamente se ne deve assegnare la paternità ad un artista di gran merito.

Ma un accurato confronto della medaglia di Fugger con lavori indiscutibilmente autentici di Leone Leoni sembra escludere l’attribuzione. Ricadiamo dunque nell’oscurità, circa l’autore di questa interessantissima medaglia.

Nell’ipotesi della attribuzione a Leone Leoni, ci occorreva di trovare un’interpretazione accettabile per le iniziali I. V. T., all’infuori naturalmente di qualunque firma d’artista. E proponevamo di leggere: IVRIS VTRIVSQVE TIRO, supponendo che Gerolamo Fugger, diciassettenne, avesse intrapreso gli studî di legge, lasciandoli poi presumibilmente interrotti, poiché non si ha notizia ch’egli abbia conseguito gradi accademici.

È vero che la nostra supposizione non era suffragata da verun documento, ma pure non avrebbe avuto nulla di strano, giacché si sarebbe accordata con ciò che conosciamo dell’indole e delle tendenze di Gerolamo Fugger, e giacché sappiamo che, prima e dopo di lui, vari giovani appartenenti alla famiglia Fugger studiarono giurisprudenza, anche all’estero, all’Università di Bologna per esempio9. [p. 480 modifica] L’interpretazione Iuris utriusque tiro ci era suggerita dall’analogia colla frequente leggenda: I(uris) V(triusque) D(octor). Ma, abbandonata l’attribuzione [p. 481 modifica]a Leone Leoni, risorge l’ipotesi più ovvia, che le iniziali dell’esergo stiano ad indicare il nome del medaglista: vale a dire di un medaglista a noi ignoto, ed assai probabilmente italiano, — quantunque, a tutto rigore, non sia esclusa la possibilità che sotto quelle iniziali si celi un artista tedesco che abbia studiato in Italia e si sia appropriata lo stile dei nostri medaglisti.


Note

  1. Ci sia permesso di porgere qui i migliori ringraziamenti a tutti coloro ai quali abbiamo avuto occasione di rivolgerci durante il nostro studio; in primo luogo, e con viva gratitudine, al gentilissimo Sig. Eugenio Plon, di Parigi, il valente illustratore e quasi il nuovo rivelatore di Leone Leoni; poi al Sig. Dr. Dobel, Archivista della Famiglia Fugger ed al Dr. Lodovico Fikentscher, della Società Storica di Augusta, nonché a quell’Archivista municipale Dr. Adolfo Buff. Ringraziamo pure distintamente il Sig. Prof. Dr. von Brunn, Conservatore del R. Gabinetto di Monaco, il quale ci favori un’impronta del piombo ivi custodito; il Sig. Giovanni Kull, che sta scrivendo una monografia numismatica dei Fugger e ci ha fornito alcune notizie; infine il Sig. Prof. Dr. Alfredo von Sallet, Direttore del R. Gabinetto di Berlino; l’amico nostro Dr. Roberto von Schneider, Custode nell’I. R. Gabinetto di Vienna; il ch. Signor A. Chabouillet, Conservatore del Gabinetto di Francia, il Sig. Caignard, Conservatore del Museo delle monete e medaglie alla Zecca di Parigi, e l’egregio Sig. Dr. Luigi Frati, Bibliotecario della Municipale di Bologna.
  2. Il primo, ch’è manoscritto, si custodisce presso la Società Storica di Augusta; è dell’anno 1832 ed ha per titolo: Numophylacium Augustanum oder Verzeichniss der zu Augsburg geprägten Münzen und Medaillen (“Num. Aug. ossia Descrizione delle monete e medaglie coniate in Augusta”). L’altro catalogo, a stampa, è quello della vendita Rolas du Rosey (Lipsia, 1863); l’esemplare ivi descritto, alquanto inesattamente, al numero 2678, era di bronzo inargentato.

    In entrambi questi cataloghi la medaglia vien indicata come opera di Iacopo da Trezzo.

  3. Perchè il contrasto balzi agli occhi, basta sfogliare nel Trésor de Numismatique et de Glyptique i due volumi che comprendono, l’uno le medaglie eseguite in Germania, l’altro le medaglie italiane dei Sec. XV e XVI.
  4. Di questo privilegio i Fugger non si valsero che nel Sec. XVII.
  5. Di questo processo si parla anche in un dispaccio dell’ambasciatore veneto in Roma, riferito dal Mutinelli.
  6. Leone Leoni, aretino di nascita ma milanese per elezione, fu medaglista e scultore ufficiale di Carlo V, alla cui Corte si recò più volte in Fiandra ed in Germania. I Fugger potevano quindi aver fatto grata accoglienza allo scultore cesareo in occasione del suo passaggio per Angusta, ed egli avrebbe potuto modellarvi la medaglia del giovane Gerolamo. E poiché si trattava, non d’un personaggio importante, ma d’un giovinetto, l’artista medesimo avrebbe potuto ideare per la medaglia un rovescio di propria fantasia. In tal caso, egli sarebbe stato condotto facilmente a rappresentarvi un leone, suo soggetto favorito, ed a porvi la leggenda: DOMINVS CVSTODIT ME, tanto somigliante ad un’altra già da lui usata qualche anno prima per una medaglia di Paolo III, cioè: DOMINVS CVSTODIT TE, DOMINVS PROTECTIO TVA, mentre, si noti, nessun altro medaglista italiano del Binascimento fece uso d’una leggenda simile.
  7. Les maitres italiens au service de la Maison d’Autriche, — Leone Leoni sculpteur de Charles-Quint et Pompeo Leoni sculpteur de Philippe II — par Eugène Plon. — Paris, E. Plon, Nourrit et C.,ie 1887. — Pag. 54-55, e pag. 57.
  8. Ci piace riferire il giudizio che ce ne scriveva il Dr. von Sallet di Berlino: “In ogni caso, il rovescio della medaglia è una delle più vaghe ed amabili rappresentazioni che si conoscano sa medaglie di quel tempo.” (“Jedenfalls ist die Rückseite eine der anmuthigsten und liebenswürdigsten Darstellungen, welche wir auf Medaillen jener Zeit kennen”).
  9. Intorno ai vari Fugger che furono studenti a Bologna, il ch. Signor Dr. Luigi Frati ci trasmette gentilmente le notizie che seguono, raccolte dagli Acta Nationis Germanicae, testé pubblicati dall’Istituto Germanico Savignyano.
    La prima menzione di un Fugger o Fueger, in questi Atti, è la seguente:

    “Dominus Ioannes Fueger ducatum unum promisit”, in un documento del 6 genn. 1517 (pag. 232, lin. 31).

    In altro del 6 genn. 1584 (pag. 809, lin. 28) ne sono ricordati due:
    “ A nobili domino Ioanne Iacobo Fugger,
    ” A nobili domino Georgio Fugger
    tres
    coronas. ”

    Dalla chiusa di quest’Atto si apprende che Gio. Giacomo era stato eletto Procuratore della propria Nazione per quell’anno, leggendosi in esso:

    “In praesentia igitur nobilium dominorum novorum procuratorum, ac syndicorum antiquorum et a novis procuratoribus electorum, videlicet domini Ioannis Iacobi Fugger, domini Georgii Zolner in Brand, etc.”

    “Anno a nativitate Domini M. D. XXXVI. in die epipbanie Domini, congregata nobili Germanorum in utroqne iure Bononiae studentinm natione in ecclesia Sancti Fridianì extra portam Sancti Mammae iuxta antiquam ac laudabilem consnetndinem, ab antiquis procuratoribns nominati ac designati faere et communi ipsius nationis suffragio electi ac confirmati in procuratores sequentis anni nobilis Dominus Oeorgius FiAggerus patritius Augustanus et nobilis domiuus Ioannes a Lindenau de Dame. Oum aufcem praedictus Dominns Georgius in patriam urgente necessitate revocaretur, snbrogavit nobilem dominnm Yigileam Hund a Lauterbachy etc.”

    In altro Atto del 1544 (pag. 329, lin. 88):

    “Nobilis dominus Udalricus Fugger et eius preceptor dominus Ludovicus Carinas libras septem Bononenos sexdecim.”

    Finalmente in altro dell’anno 1561 (pag. 388, lin. 40):

    “Generosus dominus Octavianus Secundus Fuggerus pro se et preceptoribus suis domino Balthasare Praun Kemnalcense, et domino Andrea Sobillero Aichense duos coronatos.”

    Tutti i surricordati Fugger spettavano all’Università (o come si direbbe ora alla Facoltà) dei Giuristi.

    Il Dr. Frati c’informa inoltre, che negli stemmi che adornano le pareti dell’Archiginnasio bolognese sono ricordati due Fugger, del Sec. XVII, tutti e due studenti di leggi, e cioè:

    “D. Leopoldi Fugger Comes Bavarus, Praeses Alemanorum” nell’anno 1686, e:

    Gulielm. Fugger Bavarus (Consil. Polonorum)”. Nell’iscrizione a cui fa corona anche lo stemma di Guglielmo Fugger manca il millesimo, il quale, dal posto che occupa detta iscrizione, deve essere intermedio al 1636 e al 1647.