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una medaglia inedita del museo di brera 473


Quantunque eseguita in onore di un tedesco, e, secondo ogni probabilità, eseguita in Germania, ci sembra fuor d’ogni dubbio che sia di lavoro italiano. L’aspetto generale, la stessa forma delle lettere, e sopratutto la vaghezza del rovescio lo dimostrano a chiare note. Infatti, i medaglisti tedeschi, eccellenti nei ritratti, non rivelano fantasia artistica nella creazione dei rovesci, che sulle loro medaglie rappresentano stemmi, simboli, vedute di città, oppure altri ritratti, o recano infine semplicemente (ed è caso comunissimo) una leggenda distribuita in varie linee. I gruppi di figure umane e d’animali, così frequenti nei rovesci dei nostri medaglisti del Rinascimento, sono quasi sconosciuti all’arte tedesca1.

I due cataloghi dei quali abbiamo parlato attribuiscono anch’essi la medaglia ad un artista italiano, a Iacopo da Trezzo, basandosi sulle iniziali I. V. T., che interpretano: Iacob von Trezzo. Ma, oltreché Iacopo da Trezzo firmava: iac. trezzo. f., — iac. trezo., — iac. trez., — iac. trici f., il lavoro del rovescio da noi descritto è affatto dissimile da quello delle medaglie di Iacopo da Trezzo. Infine, non ci consta in nessun modo che nell’anno 1549 questo artista si trovasse in Germania.

Esclusa dunque l’attribuzione a Iacopo da Trezzo, a quale altro medaglista italiano dovrà assegnarsi?

Se le iniziali I. V. T. indicassero (ciò che a prima vista parrebbe probabile) il nome dell’autore, questi

    (Lipsia, 1863); l’esemplare ivi descritto, alquanto inesattamente, al numero 2678, era di bronzo inargentato.

    In entrambi questi cataloghi la medaglia vien indicata come opera di Iacopo da Trezzo.

  1. Perchè il contrasto balzi agli occhi, basta sfogliare nel Trésor de Numismatique et de Glyptique i due volumi che comprendono, l’uno le medaglie eseguite in Germania, l’altro le medaglie italiane dei Sec. XV e XVI.