Una disgrazzia (1831)

Giuseppe Gioachino Belli

1831 Indice:Sonetti romaneschi I.djvu sonetti letteratura Una disgrazzia (1831) Intestazione 14 giugno 2025 100% Da definire

Er Ziggnore, o vvolemo dì: Iddio L'invidiaccia
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1831

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UNA DISGRAZZIA.

     Stammatina a San Nèo[1] Luca er facocchio[2]
S’è arrisicato a sentì mmessa accanto
A cquer ladraccio d’usuraro santo,
Che cquanno schiatta hai da sentì lo scrocchio![3]

     Ècchete a l’improviso a sto santocchio,
Ch’è ccatarroso a nun poté dì cquanto,
J’incomincia la tossa, e, in tossì tanto,
Bloà, schizza a Luca un’ostrica in un occhio.

     Luca che vvede er lampo e sente er botto
Tutt’in un córpo[4] assieme co’ l’impiastro,
Attaccato un perdio, je se fa ssotto.[5]

     E, ssi nun era quer portapollastro[6]
Der chìrico,[7] coll’ojjo[8] der cazzotto
Metteva er bòccio[9] in un gran brutto incastro.[10]

Terni, 3 ottobre 1831.

Note

  1. [San Nèo e Ttacchinèo è chiamata in un altro sonetto la chiesa de’ Santi Nereo ed Achilleo.]
  2. [Colui che fa i cocchi: il carrozziere.]
  3. [Lo scoppio. — Non ha che far nulla col significato toscano di scrocchio.]
  4. [Colpo.]
  5. [Va per dargli addosso.]
  6. [Quel mezzano.]
  7. [Del cherico, del sagrestano.]
  8. [“Con l’olio,„ che qui è un’ironia.]
  9. [Il vecchio.]
  10. [Impiccio.]