Una Medaglia di Carlo V

Bernardo Morsolin

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Una Medaglia di Carlo V Intestazione 9 ottobre 2011 75% Numismatica

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UNA MEDAGLIA

di


CARLO V





Molte furono le medaglie coniate nel secolo decimo sesto, in onore dell’imperatore Carlo V. Basti dire che l’Armand ne annovera e illustra oltre una trentina, varie di dimensioni, d’età, di leggende, di conio1. Il campo non fu però mietuto e spigolato per intero. Alle molte indagini del dotto francese è sfuggita, per lo meno, una medaglia, che fa parte della collezione del Museo Civico in Vicenza (V. tav. III). Il suo diametro è di cinquantaquattro millimetri. L’Imperatore, volto a sinistra, vi si raffigura, in bel rilievo, sino a mezzo quasi il petto. Ha il mento senza barba, i capelli lisci non più lunghi della linea del labbro [p. 502 modifica]inferiore e la testa, coperta di un cappello alquanto piatto, con le tese posteriori rivolte e sostenute all’insù da un cordone, che s’allaccia superiormente nel davanti, un occhiello sopra la fronte ed un rilievo da un lato come di una pietra preziosa, che vi s’incastoni. Le spalle sono coperte d’un manto o, dirò meglio, di una pelliccia e il petto d’una sopracamicia a crespe, sovra cui pende l’insegna del Toson d’oro. Vi si legge all’ingiro : IMP • CAES • CAROLVS • V • HISP • AC • VTRIVSQ • SICILIA • TE • IERVSALE • REX • ARCHIDVX • AVST • F • F . AVG. La medaglia difetta del rovescio, dove appaiono, in rilievo, certe vene, derivate, non v’ha dubbio, dalla natura del getto. Da un foro, fattovi, non si sa quando, tra il cappello dell’imperatore e la leggenda, appare che la medaglia doveva tenersi, da chi possedevala , appesa. La mano poco destra di chi ve lo ha eseguito, non valse a evitare un certo sconcio nelle ultime due lettere di VTRIVSQ e nelle due prime di SICILIA, che vi si danno a vedere logore, o dirò meglio schiacciate. Che l’artefice della medaglia si conoscesse poi gran fatto di lettere, non pare: lo argomento dalla sigla TE, nella quale è a credere si volesse incidere ET.



Parecchie delle trenta e più medaglie, illustrate dall’Armand, sono identiche, o quasi, nella leggenda del diritto. Da ciascuna e da tutte differenziasi, invece, la custodita nel Museo Civico di Vicenza. In questa fassi sfoggio di tutti i titoli principali, venuti al Monarca per la morte così del padre, come degli avi Ferdinando il Cattolico e Massimiliano Imperatore. Carlo vi si qualifica cioè Arciduca d’Austria, Imperatore di Germania e re delle Spagne, delle Due Sicilie e di Gerusalemme. Quest’ultimo titolo, usato dagl’Imperatori di Germania sin da’ tempi di Federico [p. 503 modifica]secondo, a cui portavalo in dote Iolanda, figlia di Giovanni di Brienne e assunto, in processo di tempo, da taluni dei re delle Due Sicilie, non incontrasi, ch’io sappia, in alcun’altra delle medaglie già note. Morto Ferdinando il Cattolico, si sa che i grandi di Castiglia ebbero a contendere a Carlo la corona d’Isabella e che sul Reame di Napoli si fece a vantare i diritti de’ suoi predecessori Francesco primo di Francia. Ciò non impedì però che il giovane principe vi avesse immediatamente il dominio, ne assumesse i titoli e vi regnasse nell’una e nell’altro per mozzo di rappresentanti. Devo anzi dire che quanto alle Due Sicilie non bastò a stornarne il possesso reale nemmeno il difetto dell’investitura pontificia, contrastatagli sino al trattato, stipulatosi in Barcellona nel 1529. Ed è noto del pari che le rivalità, di Francesco non valsero a deviare da lui l’elezione all’Impero, conseguita nel giugno del 1519, pochi mesi dopo la morte di Massimiliano, di cui cingeva solennemente la corona in Bologna nel febbraio del 1530.



Se si dovesse tener conto delle difficoltà, che a Carlo fu forza superare prima di vedersi assicurato pienamente ne’ diritti ereditati dagli avi, non vorrebbesi neppur dubitare che la medaglia, della quale si fa parola, uscisse dal conio non prima del 1530, ch’è quanto dire dopo il trattato di Barcellona e la solenne incoronazione di Bologna. Ma a questa ipotesi fa contro l’effigie dell’imperatore. Ho già detto che il busto, inciso nella medaglia, difetta pienamente di barba e che nell’insieme delle sembianze raffigurasi un giovane. Va pertanto da sé che la medaglia dovesse coniarsi non dopo, ma avanti que’ due grandi avvenimenti, quando gli si riconoscevano, in onta alle contese degli emuli, i diritti ne’ domini degli [p. 504 modifica]avi. Vero è che nel 1519 stava egli toccando quasi i vent’anni; e che a vent’anni non si desidera, nella maggior parte de’ giovani, la barba; ma si sa d’altra parte, per testimonianza dei biografi, che lo spuntar della barba, rara anche nella virilità, non fu in Carlo molto precoce. Io non ho sott’occhio altre medaglie, coniate in onore di lui, presso a poco nel medesimo tempo: devo però dire che non mancano particolareggiate notizie d’un ritratto, impresso nel 1519, poco tratto avanti l’elezione all’Impero, da un incisore di Germania. E quel ritratto, custodito nelle collezioni della Biblioteca Imperiale di Francia, raffigura Carlo col mento imberbe, in aria pensierosa, di ciera malaticcia, quale appunto si rappresenta nella medaglia del Museo di Vicenza. E più ancora che il ritratto del 1519, vi si assomiglia un’incisione del 1520; dove il giovane monarca, riprodotto ugualmente in profilo, si presenta con la pelle della mascella, informata interamente dalle ossa, col mento affilato, il labbro inferiore pendente, l’occhio piccolo e senza vivacità, i capelli lunghi e lisci, quale cioè si descrive dagli storici del tempo2. Sicché, dato anche che la medaglia si coniasse qualche anno più tardi, rimarrebbe sempre che le sembianze impressevi non possano riferirsi ad altro tempo che non sia il 1519 o, tutto il più, il 1520. Vero è che nel Gabinetto Nazionale di Francia si conserva una medaglia, commemorativa delle nozze di Maria d’Austria, sorella di Carlo V, dove sono scolpiti, nel diritto, il busto della regina a 16 anni, quanti ne contava nel 1521, l’anno del matrimonio, con la leggenda: MARIA • HVN • BOH • REG • MDXXI -, e nel rovescio il busto dell’Imperatore con barba e la scritta : IMP • CAES • CAROLVS[p. 505 modifica]V • AVG • ; ma giova avvertire che quella medaglia, ch’è di restaurazione, fu coniata, come si prova per documenti, da Leone Leoni nel 15503.


Fissato il tempo, al quale risale, o s’allude, per la medaglia, rimarrebbe a indagarsene l’autore. Che nel ritrarre per mezzo del punzone le sembianze di Carlo ponessero l’opera loro parecchi incisori anche di singolar nominanza, non è certo cosa, intorno a cui si possa dubitare. L’Armand cita e illustra le medaglie, fatte in onore di lui dal Pomedello, dal Bernardi di Castelbolognese, da Valerio Vicentino, da Leone Leoni, dal Cavalierino, da Domenico di Polo e da Jacopo da Trezzo ; cita e illustra le medaglie d’altri artefici, de’ quali ignorasi il nome, non senza però certe riserve, quanto alla patria loro. Non osa cioè dire se le medaglie, delle quali non si conoscono gli autori, sieno tutte d’artefici italiani, o non se ne abbiano per avventura anche di stranieri, vuoi tedeschi, vuoi francesi4. Né io so dire da qual mano, se italiana o straniera, uscisse la medaglia del Museo Civico di Vicenza.


Il busto di Carlo finisce all’estremità, alquanto rilevata, in un taglio a semicerchio, che rientra alquanto nel metallo. Ma le linee cosi del taglio come del campo non vanno a congiungersi insieme regolarmente. Vi si rilevano nel mezzo alcune sporgenze, divise in tre compartimenti, che vorrebbero dirsi lettere. Questo fatto m’infuse, per un momento, nell’animo la speranza d’una scoperta. Ho creduto cioè di avervi decifrato il nome dell’artefice. Ma la [p. 506 modifica]compiacenza non durò, come ho detto, che un momento. In quelle sporgenze, dove mi parve rilevare nel primo compartimento le iniziali IO e nel terzo P, non s’ha che un embrione informe e confuso di lettere. Si direbbe quasi che l’artefice sospendesse, incominciatolo appena, il lavoro. Io non ho sott’occhio la medaglia, che in onore di Carlo, succeduto a Ferdinando il Cattolico, eseguiva il Pomedello di Verona e nella quale conservasi un esemplare nella Coll. T. W. Greene a Winchester5. Chi avesse modo d’istituirne il raffronto, potrebbe forse conoscere o almeno argomentare se la medaglia del Museo di Vicenza accusasse per avventura il fare d’un’identica mano.


Dopo quanto s’è detto, a me non resta che una compiacenza molto modesta. È la compiacenza d’additare ai cultori della Numismatica una medaglia, inedita forse, ma certo unica, per quanto io credo, in un particolare della leggenda: voglio dire nell’accenno al titolo di re di Gerusalemme, che sarebbesi assunto con gli altri da Carlo, sin da’ primi momenti, alla sua elezione all’Impero.

Vicenza, Luglio 1890.



Note

  1. Armand, Les Médailleurs Italiens des quinzième et seizième siècles, Paris, 1883 e 1887.
  2. Larousse, Dictionnaire, alla voce Charles V.
  3. Armand, op. cit, Tom. I, p. 167 e 168, n. 26. Tom. III, p. 69, n. 7.
  4. Armand, Tom. I, pag. 125.
  5. La medaglia della collezione del Greene, del diametro di millimetri 35, reca nel diritto la leggenda: karolvs . rex . catolicvs. E nel rovescio : vitoria. Eccone la descrizione dell’Armand: “Au droit : Buste à droite de Charles-Quint jeune, cheveux longs, coiffé d’une toque, portant le collier de la Toison d’or. Au revers : Une jeune homme nu, ailé, agenouillé à demi et tourné à droite, écrit sur un bouclier appuyé à un arbre. Au-dessus, un aigle, tenant au bec une couronne. A l’exergue est le monogramme de Pomedello. Cotte médaille a dû être faite entre 1516 et 1519.„ L’Armand avverte che la medaglia stessa si può vedere nell’Histor der nederlandsche Vorsten, di F. Van Mieris, edita a La Haye 1782, ma senza il monogramma; il quale, aggiunge, «manque aux autres exemplaires, que nous connaissons». Armand, Tav. II, pag. 125.