Un danaio, non che far cottardita
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti (Cecco Angiolieri)
LXXIX
E si dispera perché non ha quattrini in tasca.
Un danaio, non che far cottardita,
avessi sol, tristo’ ne la mia borsa:
ché mi convèn far di quelle de l’orsa,
4che per la fame si lecca le dita;
e non avrò giá tanto a la mia vita,
o lasso me! ch’io ne faccia gran torsa,
da poi che la ventura m’è si scorsa,
8ch’andando per la via ogn’uom m’addita.
Or dunque, che vita sará la mia,
se non di comperare una ritorta
11e d’appiccarmi sopr’esso una via,
e lar tutte le morti ad una volta,
ell’i’ne fo ben cento milia la dia?
14Ma solo il gran peccato mi sconforta.