Or udite, signor, s'i' ho ragione
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti (Cecco Angiolieri)
LXXVIII
Infatti, il poeta fa esperienza di quest’amara veritá.
Or udite, signor, s’i’ ho ragione
ben di dovermi impiccar per la gola:
poi che la povertá mi tèn a scola,
4madonna m’ha piú a vile, ch’un muscione;
ché l’ho sincerata a molte stagione,
e quando accompagnata e quando sola:
e, s’eo li dico pur una parola,
8mi fa vergogna piú, ch’a un ladrone.
E tutto mel fa far la povertate!
Quand’avea denar, non solea venire,
11poi ch’avea en borsa la gran degnitate:
ciò è ’l fioriti, che fammi risbaldire,
ed a mia donna mi tòl la viltatc,
14quando non dice che mi vói servire.