Tu che le risa improvvide e lo scoppio
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xv
AL N. U. FERDINANDO TODERINI
mandandogli nell’ultimo giorno di carnovale alcuni versi della contessa Alaria
ed un libro del conte abate Roberti.
Tu che le risa improvvide e lo scoppio
fuggi del baccanal che assorda l’aria,
e ne la cameretta solitaria
bevi tranquillo il filosofic’oppio;
queste, che ad aureo volumetto accoppio,
rime, o Fernando, d’armonia si varia,
che la vezzosa innamorata Alaria
piangendo meditò sul colle doppio;
ricevi, amico: e se pietá conforme
darle non sai, perdona a quella smania
che di ragion la traviò da Torme.
Non viene Amor per tenderti la pania,
ma perchè gode che in discrete forme
uno stoico gentil lo chiami «insania».