Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
10 | sonetti |
xiv
A IACOPO BAUTO BASSANESE
illustre giocator di pallone.
O fortissimo alunno del temuto
erculeo Marinon, giovine atleta,
che sospingi col braccio nerboruto
il cuoio volator oltre la meta;
non odi tu fra il popolar saluto
voce, piú ch’altra, romorosa e lieta?
È mio quel plauso, è mio quel grido acuto;
nè basto a raffrenarmi: io son poeta.
Chi vincer ti potria, se quella destra
che fa stupir le genovesi arene1,
teco scendesse unita a la palestra?
Voi di greco valore alme ripiene,
voi rapireste il lauro e la ginestra
ai gagliardi d’Olimpia e di Micene.
xv
AL N. U. FERDINANDO TODERINI
mandandogli nell’ultimo giorno di carnovale alcuni versi della contessa Alaria
ed un libro del conte abate Roberti.
Tu che le risa improvvide e lo scoppio
fuggi del baccanal che assorda l’aria,
e ne la cameretta solitaria
bevi tranquillo il filosofic’oppio;
queste, che ad aureo volumetto accoppio,
rime, o Fernando, d’armonia si varia,
che la vezzosa innamorata Alaria
piangendo meditò sul colle doppio;
ricevi, amico: e se pietá conforme
darle non sai, perdona a quella smania
che di ragion la traviò da Torme.
Non viene Amor per tenderti la pania,
ma perchè gode che in discrete forme
uno stoico gentil lo chiami «insania».
- ↑ Il famosissimo Antonio Maluccelli bassanese, che giocò in Genova nell’anno 1785.