Trento e il suo circondario descritti al viaggiatore/Distretto di Trento II. Castelli (Belvedere, Mattarello, Povo e Vigolo-Vattaro)

Distretto di Trento II. Castelli (Belvedere, Mattarello, Povo e Vigolo-Vattaro)

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Distretto di Trento II. Castelli (Belvedere, Mattarello, Povo e Vigolo-Vattaro)
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II.

CASTELLI

(Belvedere, Povo, Mattarello e Vigolo-Vattaro.)


Il Castello di Belvedere sorgeva presso Villamontagna al luogo chiamato Castel della Mot o Mota, forse così appellato dai rialzi di terra, dalle fosse e da qualche bastione ivi eretto in sua difesa. Non vi rimangono che qualche vestigio di mura, e un pozzo; ed era luogo, dove si riparavano i nostri Principi Vescovi, quand’erano minacciati nella loro sede. Vi si rifugio Egnone per ben tre volte, e di là nel 1256 scagliò la scomunica contro Eccelino e i suoi aderenti, mentre nell’anno 1270 anatemizzò i Castelbarco e tutti i ribelli trentini.

Il Castel di Povo (Castrum Pavi o Pai) s’ergeva al Dosso di Sant’Agata, a 558 metri dal livello del mare, dove al presente è la Cappella dedicata alla Santa. Era tenuto dalla famiglia de’ Signori di Povo, la quale diede i natali ad un Patriarca di Aquileja, e godeva diritti feudali. Ora il nome di questa famiglia non si ricorda che in quello che si da al complesso dei paeselli ivi stabiliti e formanti un solo Comune. — Il Dosso è posseduto dalla cospicua famiglia dei Conti Pompeati di Trento; i quali lo abbellirono di boschetti, e con comoda via ne resero facile ed amena la salita.

Il Castello di Mattarello (Castrum Mattarelli) giace [p. 73 modifica]in altipiano al luogo detto Mattarello di sopra. Ha l’aspetto di un palazzotto forte; è rattenuto agli angoli da quattro torri rotonde, ed ha nel mezzo una torre quadrata che s’eleva fin sopra il tetto; torre che può aversi per quella, in cui trovò rifugio Siccone di Caldonazzo, allorchè l’Arciduca Federico calò in Valsugana (1412) co’ suoi militi e se ne rese padrone. Apparteneva ai Principi Vescovi di Trento, che lo diedero successivamente in feudo ai Castelbarco, ai Signori d’Ivano ed alla famiglia tedesca dei Trautmansdorf. Indi passò ai Conti Thunn di Boemia, e in fine alla illustre famiglia dei Conti Martini di Calliano. — Non lungi da questo Castello, a sinistra dell’Adige, sorge sopra un colle, ad oriente di Calliano, il Castello di Beseno, già posseduto, per investitura del Principe Vescovo, dall’antica famiglia de’ Signori di Beseno. Si sta all’ingresso della strada che da Calliano mette in Folgaria e nella Venezia, ed è compreso nel circondario di Rovereto. Ha l’apparenza di una robustezza incrollabile; ma dentro tutto si sfascia e si cancella. Si formava in antico di due fabbriche separate, una volta a Trento e l’altra alla Valle Lagarina; ma nell’anno 1300 le due fabbriche, i due fortilizi, s’unirono mediante nuova fabbrica che fu detta palazzo di mezzo. Nel 1303 Guglielmo di Castelbarco comperò dagli eredi di Beseno quel castello e le sue pertinenze; il P. V. Bartolomeo Quirini gliene conferì l’investitura, e per tal modo i Castelbarco lo tennero sino all’anno 1456, nel quale Marcabruno lo cedette insieme col Castello della pietra all’Arciduca Sigismondo d’Austria pel [p. 74 modifica]prezzo di cinquemila ragnesi, e un’annua pensione di 300 ducati. L’Arciduca lo rimise dipoi (1470) al Principe Vescovo di Trento a patto che ne investisse la famiglia Trapp, la quale n’è tuttora al possesso, senza però avere il diritto di giurisdizione.


Il Castello di Vigolo si sta sopra il paesello dello stesso nome. Apparteneva alla Mensa Vescovile di Trento; e un tempo gli uomini di Vigolo aveano l’obbligo di custodirlo e tenervi guardia dietro un assegnamento annuo di 120 lire veronesi di piccoli; ma, come pare, l’antico castello fu distrutto dalle orde di Eccelino. Il Vescovo Egnone concesse dipoi la facoltà di riedificarlo a certi Giordano e Azzone, figli di Montanaro, e il castello riedificato si mantenne lungo i secoli, ed è tuttora in istato di sufficiente conservazione. Ora è posseduto dalla famiglia de’ Conti Tabarelli di Trento.




III.


ESCURSIONI ALPINE


Distanze

in ore di cammino da Trento a varii punti alpini.


Da Trento allo Marzola per Villazzano  Ore 6 m.
alla Sconuppia per Valsorda e Vigolo-Vattaro 8

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al Corno del Vason per Sardagna 5
al Bondone per Sardagna e M. Vason 6
al Bondone per Romagnano e Garniga vecchia 6
al Bondone per Buco di Vela, Sopramonte e Sant’Anna 6
al Calisio per le Laste e Villamontagna 3


La Marzola (1733 m.) fa parte della Maranza e ne costituisce la sommità volta a Mezzogiorno, mentre quella che è a settentrione si dice Chegul. — Del resto sotto il nome di Maranza si ha tutta la montagna posta ad oriente di Trento, isolata dal Fersina, dal lago di Caldonazzo, dalla valle di Vigolo e dal bacino della città; montagna che comprende oltre la Marzola ed il Chegul, la Terra rossa (1736 m.) che vi sta nel mezzo. Si veste di cespugli sino quasi alla cascina, dove incominciano i faggi ed un bosco di larici; è formata di dolomia principale, e dà in più luoghi vista piacevolissima, e in ispecie alla Marzola, dalla cui cima si prospettano, e i monti vicini, e il gruppo di Brenta colla Tosa, i laghi di Levico e di Caldonazzo, la Cima delle Dodici, il Monte Fronte e il Fravort in Valsugana. Vi crescono: l’Alsine laricifolia Wahl., il Cytisus radiatus K., la Coronilla montana Scop., il Lychnis Flos-Jovis Lam., la Ferulugo galbanifera Koch., [p. 76 modifica]la Campanula Alpini L., la Goodiera repens R. Br., il Veratrum nigrum L. ecc.

Lo Sconuppia (2148 m.) si tiene, come la Maranza, a sinistra dell’Adige, e consta com’essa di dolomia principale. Divide la valletta di Vigolo da quella di Besenello, ed ha tre punte: il Becco della Cariola ad occidente, quello di Filadonna ad oriente, ed il Cornetto che sta nel mezzo dei due. Ha quattro cascine, delle quali la maggiore è detta il Palazzo; selve nel suo versante settentrionale, e una estensione che va dalla valle di Centa al villaggio di Besenello e al rivo Golla, che scende dal Cornetto, e si scarica nel fiume presso Calliano. Vi nascono parecchie buone specie vegetali, delle quali nominiamo: l’Astrantia minor Linn., l’Alsine austriaca M. et K., l’Anemone e la Carex bal densis Linn.

Il Corno del Vason (1556 m.) monta sopra Sardagna e fa parte del Bondone. Consta di calcare che appartiene al periodo del giura inferiore; sta a nord dell’Orto di Abramo, e domina la valle sottoposta dell’Adige. Da questa parte non presenta che nude rupi, scabrose balze, burroni e precipizi, i quali rendono alla vista un complesso orrido e spaventoso; cosa che non dà nella parte volta ad occidente, formata da un leggiero pendio vestito a cespugli, il quale mette ai Larici, che danno nome al Dosso che li sopporta.

Il monte Bondone (2100 m.) sta a ponente di Trento, divide la valle dell’Adige da quella del Sarca [p. 77 modifica]comprende il Vason, e si estende sino al passo di Becca, che lo separa dal monte Campo di Rovereto. L’Orto di Abramo ne costituisce la parte più elevata, ed ha tre punte; delle quali la maggiore prende il nome di Cornetto (2176), e si presenta di comoda ascesa vestita di erbe sino alla sua sommità, dove s’apre una vista incantevole, che si spinge sino alle imponenti aguglie di Brenta, e alle ghiacciaje di che si copre l’Adamello. Vi crescono: la Draba frigida Saut., il Thlaspi rotundifolium Gaud., la Gypsophila repens Linn., la Sitene alpestris Jacq., il Galium helveticum Weig., l'Aretia Vitaliana L., le Gentianae tenella Roth. e nivalis Linn. ed altre specie di non minore importanza. — Veduto dal piano della valle dell’Adige pare tocchi le nubi; e forse quell’altezza, e la struttura delle rupi, contribuirono a formare la leggenda, che ricorda al volgo il sito dove Noè nei momenti angosciosi del diluvio biblico avrebbe legata la sua arca.

La massa totale del monte appartiene alla formazione del giura inferiore; il quale nelle parti più elevate e segnatamente al Cornetto, dà luogo al giura superiore, alla scaglia e al calcare nummolitico.

Un’esteso altipiano coperto di prati fertilissimi lega l’Orto col Vasone, e v’accoglie le cascine dei Fragari, Pozze ed Albi, non meno che le casette costrutte a Comodo dei singoli proprietarj, tra le quali vanno ricordate la Baldovina appartenente ai Signori Amorth di Cadine, e quella che vi mise il Comune di Sopramonte al luogo detto al Castello; un tempo delizia estiva dei Signori di Madruzzo, quando questo monte [p. 78 modifica]si designava alla caccia di ogni sorta di selvaggiume. Colà si cacciava, come dice il Mariani (pag. 572) tanto di quadrupedi che di volatili, e lo stesso narra (pag. 355), che nell’anno 1530 Carlo V lo percorse, cacciando su tutti i punti e nei versanti di Cadine e di Calavino. Ma ora le caccie sono ridotte a poca cosa in causa de’ boschi quasi per intiero distrutti. V’ha invece una splendida flora1, e v’hanno scene incantevoli di natura, da cui si ritraggono quelle gioje di pace e di libertà, che ha saputo descriverci con molta grazia e con delicato sentire l’Egregia Autrice dell’articolo „Sul Cornetto di Bondone” riportato nell'ultimo Annuario della nostra Società alpina2.

Garniga; villaggio situato su quel di Rovereto, che comprende nel suo Comune i casali di Valle, Garniga vecchia, Piazza, Zobbio e Gatter. Garniga vecchia si sta sulla via che da Ravina mette al Bondone; si tiene a circa 900 metri dal livello del mare, ed ha case mal costrutte, affumicate, nessun comodo della vita, e abitanti che traggono un meschino sostentamento dalla legna che vendono ad uso di combustione, dal poco bestiame che alimentano, e dagli scarsi prodotti di un suolo sterile solo atto alla coltura di poche biade. [p. 79 modifica]

Il Calisio (1093 m.) sorge a greco di Trento, tra la Fersina e l'Avisio. Il suo nome prende dal tedesco Kalisberg, che tiene da un secondo battesimo ricevuto al tempo, nel quale i tedeschi vennero di lavorarvi di miniere. Prima si diceva Argentario a cagione de’ suoi filoni argentiferi, d’onde il motto: montes argentum mila dant nomenque Tridentum; ed è monte che si fa di dolomia e di calcare giurese accompagnato dalle formazioni terziarie de’ nummoliti e dell’eocene superiore. Si veste di radi cespugli, non dà che una vista meschina, e poche specie vegetali che interessino la curiosità del botanico; delle quali nominiamo: Cytisus argentes Linn. e l' Helianthemum polifolium Pers.

Note

  1. Gelmi (Enrico) Il monte Bondone (Società Veneto-Trentina di Scienze naturali) Padova, 1879, op in 8°
  2. V. Annuario del 1879-80. Rovereto, Sottochiesa, 1830, p. 143—152.