Trento e il suo circondario descritti al viaggiatore/Distretto di Civezzano II. Castelli (Castello di Fornace)

Distretto di Civezzano II. Castelli (Castello di Fornace)

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Distretto di Civezzano II. Castelli (Castello di Fornace)
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II.


CASTELLI


(Castello di Fornace)


Il Castello di Fornace è presso il villaggio dello stesso nome. De’ suoi Signori poco conosciamo: si rammenta un Ortari che fu vassallo dell’Imperatore Lotario e del Re Lodovico suo figliolo, e compare in un placito tenuto nella Corte ducale di Trento nell'anno 845; ma dopo di lui troviamo nominati un Odescalco, un Reguardo e un Gandolfo di Fornace senza un fatto che desse valore alla loro vita. Il castello passò col tempo ai Signori di Roccabruna, e da questi ai Baroni Gaudenti di Trento, che lo trasmisero per eredita ai Conti Giovanelli pure di Trento, i quali lo vendettero al Comune di Fornace. Nell'anno 1854 ne fu demolita una parte per fabbricarvi la nuova Chiesa; un’altra parte fu ridotta ad uso di Canonica e di scuole; e il rimanente cadde in ruina insieme coll'alta torre che potè resistere agli urti del tempo sino all'anno 1857.

Distanze


da Civezzano in ore di cammino a varii punti alpini.


Da Civezzano al Calisio per Orzano  ore 2 min. — 
          "      al Monte Gorza per Fornace e Santo Stefano    "   2  "   30 
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Da Civezzano alla Costalta per Vigo e Miola  ore 5 min. — 
Da Civezzano a Sassorotto per la Varda, Bedol e Palù  ore 6 min. — 


Il monte Calisio (1096 m.) dalla parte di Civezzano prende due diramazioni, formando da un lato il Monte Croce, e dall'altro le Coste. Sul fianco meridionale del primo serpeggiano le strade che mettono da Trento e da Cognola alla Cappella dell'Addolorata e al Forte di recente costrutto; mentre le Coste si formano di monticelli, pei quali da Orzano si monta al Calisio propriamente detto. — Il Monte Croce si copre alle falde di rigogliosa vegetazione, e più in su è nudo, o non presenta che una superficie cespugliosa. Eguali sono le Coste, mentre il Calisio da questa parte offre qualche faggio, qualche quercia e pascoli erbosi che servono al bestiame nella stagione estiva.

Il monte Gorza (1089 m.) s'erge tra Baselga ed Albiano; appartiene, come tutti i monti di Pinè, alla regione del porfido quarzoso, ed appare vestito alla base di pini, e cespuglioso con qualche quercia, qualche betula sino alla cima, di dove si prospettano i bacini di Pergine e di Caldonazzo, parte della valle Lagarina, Pinè, Cembra e qualche paesello della valle di Fiemme. — Per la Costalta vedi pag. 95.

Sassorotto (2387 in.) e alpe che spetta alla Valsugana, e si tiene tra Mendana e Cavè, alle origini del [p. 106 modifica]torrente Ceggio. La sua denominazione proviene dalle mobili pietre che ingombrano il suolo immediatamente sottoposto alla sua cima. Non vi passeggia che il camoscio, e nelle rupi crescono umili e taciturne: la Tozzia alpina, l’Aretia vitaliana, la Rhodiola rosea, il Gnaphalium norvegicum ecc.1


Note

  1. Ambrosi (Fr.) La Valsugana descritta al viaggiatore. Borgo, Marchetto, II Edizione, 1880, p. 107.